Uno studio calcola che nel 2030 gli ecosistemi collasseranno, se non agiamo subito

I cambiamenti climatici potrebbero causare improvvise perdite di biodiversità in tutto il mondo entro il 2030

Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità saranno devastanti, improvvisi e si verificheranno in soli 10 anni. È quanto ipotizza un nuovo studio, pubblicato su Nature e condotto dagli scienziati dell’University College di Londra. Secondo gli esperti, se non ridurremo le emissioni inquinanti, entro il 2030 assisteremo al collasso di diversi ecosistemi.

È questo il triste scenario delineato dallo uno studio guidato da Alex Pigot, ricercatore del Center for Biodiversity and the Environment dell’università britannica, sulla base di un’analisi approfondita di 30.652 specie terrestri e marine. Il 2030, una data che ha lasciato sgomento lo scienziato visto che si tratta di appena 10 anni.

I cambiamenti climatici stanno galoppando a un ritmo senza precedenti. Le temperature stanno continuando a salire e ciò potrebbe causare improvvise e catastrofiche perdite di biodiversità nelle regioni di tutto il mondo nel corso del 21 ° secolo, come conferma anche il nuovo studio, che ha cercato di prevedere quando e dove potrebbero verificarsi i più gravi danni all’ecosistema.

In collaborazione con colleghi americani e del Sudafrica, gli scienziati hanno usato i dati dei modelli climatici dal 1850 al 2005 per valutare due possibili scenari: da un lato, cosa accadrà se si ridurranno le emissioni di gas serra, dall’altro, cosa accadrà se non si interverrà in modo importante. Li hanno poi incrociati con le gamme geografiche di 30.652 specie di uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, pesci e altri animali e piante. I dati, disponibili per le aree di tutto il mondo, sono stati divisi in griglie quadrate da 100 a 100 km. Infine, i ricercatori hanno applicato le proiezioni del modello climatico per ogni anno fino al 2100 per prevedere quando le specie di ciascuna griglia avrebbero iniziato a sperimentare temperature costantemente più alte per un periodo di almeno cinque anni.

I risultati

Secondo gli scienziati, nella maggior parte delle comunità ecologiche in tutto il mondo, gran parte degli organismi si troveranno al di fuori della loro nicchia (zona di comfort) entro lo stesso decennio. Inoltre, se le temperature globali aumenteranno di 4° C entro il 2100, in uno scenario di “alte emissioni” plausibile, almeno il 15% delle comunità in tutto il mondo e potenzialmente molte altre subiranno un’esposizione improvvisa e più di una specie su cinque supererà la soglia oltre il limite entro lo stesso decennio. Un simile evento potrebbe causare danni irreversibili al funzionamento dell’ecosistema.

Se il riscaldamento viene mantenuto a 2° C o meno, potenzialmente meno del 2% delle comunità dovrà affrontare tali eventi, anche se i ricercatori avvertono che all’interno di quel 2% vi sono alcune delle comunità con più biodiversità del pianeta, come le barriere coralline.

I ricercatori prevedono che tali regimi di temperatura senza precedenti inizieranno prima del 2030 negli oceani tropicali e recenti eventi come lo sbiancamento di massa dei coralli nella Grande barriera corallina suggeriscono che ciò sta già accadendo. Inoltre, le latitudini più elevate e le foreste tropicali saranno a rischio entro il 2050. Secondo il dott. Christopher Trisos dell’African Climate and Development Initiative

“I modelli storici di temperatura, combinati con le gamme di specie, ci hanno mostrato le condizioni in cui ciascun organismo può sopravvivere. Una volta che le temperature in una determinata area saliranno a livelli che le specie non hanno mai sperimentato, ci aspetteremmo che ci siano estinzioni, ma non necessariamente – semplicemente non abbiamo prove della capacità di queste specie di persistere dopo questo punto”.

“Abbiamo scoperto che i rischi dei cambiamenti climatici per la biodiversità non aumentano gradualmente. Invece, mentre il clima si riscalda, all’interno di una certa area la maggior parte delle specie sarà in grado di far fronte per un po’, prima di attraversare una soglia di temperatura, quando dovrà improvvisamente affrontare condizioni che non ha mai sperimentato prima” ha spiegato il dott. Alex Pigot.

Secondo lo studio, i risultati evidenziano l’urgente necessità di mitigare i cambiamenti climatici, riducendo immediatamente e drasticamente le emissioni. Solo questo potrebbe aiutare a salvare migliaia di specie dall’estinzione.

“Mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 ° C ‘appiattisce efficacemente la curva’ di come questo rischio per la biodiversità si accumulerà nel corso del secolo, fornendo più tempo alle specie e agli ecosistemi per adattarsi al cambiamento climatico” prosegue Pigot.

Lo studio è stato finanziato dalla Royal Society, dalla National Science Foundation (USA) e dalla African Academy of Sciences.

Fonti di riferimento: Nature, University College of London

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