Esiste un orologio che ci rende consapevoli del tempo che ci resta per frenare gli effetti del riscaldamento globale
![climate clock](https://www.greenme.it/wp-content/uploads/2021/09/climate-clock.jpg)
@ Climate Clock/Instagram
Esiste un orologio che, come il timer di una bomba, ci rende consapevoli del tempo che ci resta per provare a frenare gli effetti del riscaldamento globale, e invita i potenti della Terra all’azione immediata
Il primo Climate Clock è spuntato nel settembre del 2020 sulla parete in vetro e acciaio di un grattacielo a Union Square, nel centro di New York: un allarme che indica a caratteri cubitali quanto tempo resta all’umanità per agire e salvarsi così dagli effetti devastanti del cambiamento climatico – proprio come il timer che scorre sopra una bomba pronta ad esplodere. Secondo i calcoli, restano poco meno di 8 anni all’umanità per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e scongiurare il rischio di danni permanenti all’ambiente.
Il nuovo report diffuso dall’IPCC ha mandato un messaggio chiaro ed inequivocabile – denuncia Laura Berri, attivista di Climate Clock. – Siamo nel pieno di un’emergenza climatica e, se non invertiamo la rotta immediatamente, presto avverrà la catastrofe che gli scienziati prevedono. Gli Stati Uniti rappresentano il 5% della popolazione mondiale, ma sono responsabili del 25% delle emissioni di diossido di carbonio nell’atmosfera. C’è bisogno urgente che i paesi ricchi, i maggiori produttori di inquinamento, si impegnino concretamente per risolvere il problema.
Secondo il Climate Clock, i paesi ricchi sono in debito di ben 90,5 miliardi di dollari nei confronti del Green Climate Fund, un’iniziativa delle Nazioni Unite nata nel 2010 con lo scopo di aiutare i paesi più poveri del mondo a sviluppare sistemi di energia rinnovabile robusti e sostenibili. L’Africa e le altre regioni del mondo che soffrono maggiormente gli effetti della crisi climatica meritano di essere aiutate e salvate dai paesi più ricchi, secondo gli attivisti. In una recente conferenza stampa il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha affermato che è improbabile che le nazioni ricche riescano a raccogliere ogni anno i 100 miliardi di dollari richiesti dal Green Climate Fund, nonostante tutti siano concordi nel ritenere quella climatica un’emergenza.
L’emergenza climatica, purtroppo, non è solo ambientale ma anche e soprattutto sociale: un report dell’associazione no-profit Oxfam dimostra che le nazioni ricche dovrebbero sborsare fino a 75 miliardi di dollari per supportare economicamente l’impegno di aiutare i paesi più poveri del mondo a fronteggiare gli effetti della crisi climatica. Il riscaldamento globale, infatti, sta mietendo vittime proprio nelle aree del mondo più svantaggiate, che meno hanno a che fare con l’inquinamento dell’ambiente – come Senegal, Guatemala e Madagascar, dove centinaia di persone hanno perso la vita a causa di tempeste estreme e siccità croniche.
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Fonte: Climate Clock / Oxfam
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