Tuvalu: una nazione che lotta per esistere oltre i confini

L'arcipelago composto da nove atolli corallini sta lottando contro l'innalzamento del livello del mare. Il primo ministro chiederà all'ONU il riconoscimento permanente dei suoi confini marittimi, aprendo un dibattito sul futuro degli Stati insulari

Il governo di Tuvalu è pronto a presentarsi il 25 settembre all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per chiedere un riconoscimento senza precedenti: la permanenza dei suoi confini marittimi, anche se l’innalzamento del livello del mare dovesse sommergere completamente il suo territorio. Una mossa pensata per preservare l’identità e la sovranità di una nazione che rischia di scomparire.

Se questa richiesta storica venisse accolta, Tuvalu, nonostante la possibile perdita della sua terraferma, manterrebbe il controllo sulla sua vasta zona economica esclusiva (ZEE). Questa zona, che si estende per 200 miglia nautiche dalla costa, è cruciale per la sopravvivenza economica della nazione, garantendo diritti esclusivi di pesca e sfruttamento delle risorse marine.

Un paradiso sommerso

Tuvalu è diventata famosa in tutto il mondo quando, nel 2021, in occasione della Cop26, il ministro degli esteri dello Stato insulare, Simon Kofe, aveva deciso di registrare una dichiarazione video, con le gambe immerse nell’acqua del mare, per partecipare a distanza alla Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite di Glasgow.

Tuvalu è un arcipelago, composto da nove atolli corallini nel cuore dell’Oceano Pacifico per un totale di 26 chilometri quadrati, è un luogo di straordinaria bellezza naturale, ma anche di estrema vulnerabilità. L’innalzamento del livello del mare, conseguenza diretta del cambiamento climatico, sta erodendo le sue coste, contaminando le falde acquifere con acqua salata e minacciando le abitazioni.

Le immagini satellitari mostrano un quadro allarmante: le coste di Tuvalu stanno arretrando a un ritmo preoccupante, le maree sempre più alte invadono le terre coltivate e le case degli abitanti. I dati scientifici non lasciano spazio a dubbi: Tuvalu, la cui altitudine media è di soli 2 metri, ha registrato un innalzamento del livello del mare di 15 cm negli ultimi tre decenni, una volta e mezza la media globale. Secondo le stime della NASA, entro il 2050 le maree giornaliere potrebbero sommergere metà dell’atollo principale di Funafuti, dove vive il 60% della popolazione.

Vite in bilico

Per gli 11.000 abitanti di Tuvalu, la crisi climatica non è un concetto astratto, ma una realtà quotidiana che incombe sulle loro vite. Fukanoe Laafai, un giovane impiegato di 29 anni, sogna di formare una famiglia, ma è tormentato dall’incertezza del futuro. “Penso che stiamo per affondare”, ha raccontato all’agenzia Reuters.

Le testimonianze degli abitanti dipingono un quadro di disperazione. Le inondazioni di acqua salata hanno reso sterile il suolo, costringendo la popolazione a dipendere da cisterne per l’acqua piovana e da un orto centrale rialzato per coltivare ortaggi. La pesca, un tempo fonte primaria di sostentamento, è sempre più difficile a causa del degrado dell’ecosistema marino.

Un precedente per il futuro

La richiesta di Tuvalu all’ONU rappresenta una sfida senza precedenti al diritto internazionale, aprendo un dibattito cruciale sul futuro degli Stati insulari in un mondo che cambia. Se accolta, potrebbe creare un precedente legale per altre nazioni minacciate dal cambiamento climatico, garantendo loro il diritto di esistere anche in assenza di un territorio fisico.

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