Sul massiccio del Pollino l'inverno tarda ad arrivare. La neve scarseggia, mentre fioriscono in anticipo le viole e i cicli biologici della fauna appaiono chiaramente alterati. Cosa sta accadendo e quali conseguenze dobbiamo attenderci sull'ambiente e sul settore turistico? Ce lo spiega Saverio De Marco, guida ambientale escursionistica, esperto conoscitore delle montagne
Da Nord a Sud, i paesaggi montani fanno paura: la neve è del tutto assente o quasi e ci si imbatte in arbusti e prati fioriti, come se fossimo in primavera, nonostante sia inverno inoltrato. Tutta colpa di un clima che sembra davvero andato in tilt, caratterizzato da temperature insolitamente alte per questo periodo.
Negli scorsi giorni in città come Palermo i termometri hanno sfiorato i 20°C. La situazione è drammatica sia sull’Etna che sulle Alpi, ma non è molto più rincuorante sul massiccio del Pollino, al confine tra Basilicata e Calabria. Generalmente a gennaio il monte si ricopre di bianco; quest’anno, invece, dell’inverno non c’è traccia, fatta eccezione per qualche sparuta chiazza di neve ad alta quota. A raccontarci cosa sta succedendo sul Pollino è Saverio De Marco, guida ambientale escursionistica, che conosce molto bene questo territorio in cui vive e lavora da tempo.
Nel corso di una delle ultime escursioni ha scattato una serie di foto che rivelano quanto sia preoccupante la situazione climatica che stiamo vivendo. Invece di passeggiare sul manto innevato, ha trovato – con sua grande sorpresa – fiori come margherite e viole, tipiche della stagione primaverile.
Escursione guidata al Giardino degli Dei, tra nebbia fitta , vento e sprazzi di luce brillante…
Posted by Sui sentieri del Pollino – Guida Ambientale Escursionistica on Sunday, January 8, 2023
Per capire qualcosa di più sullo stato di salute delle nostre montagne – sempre più vulnerabili – abbiamo rivolto a lui qualche domanda.
Cosa sta succedendo in questo periodo sul Pollino? Come appare il paesaggio?
Abbiamo avuto un dicembre assolutamente anomalo, con venti da Sud-Ovest , nessuna nevicata, periodi prolungati di bel tempo con giornate soleggiate e temperature miti. Anche i primi giorni di gennaio sono stati così. Solo oggi – 10 gennaio – durante la notte, ha nevicato un po’ fino a quota 1200 metri. La neve è tornata sulle cime, anche se poca; fino a ieri il paesaggio d’alta quota era quasi completamente spoglio, essendoci solo sparute chiazze di neve dai 1800 metri in su, con accumuli di qualche decina di centimetri nei fondovalle e sui pendii boscosi meno esposti. Sulle creste e nei pianori d’alta quota, oltre i 2000 metri il paesaggio era ancora tardo-autunnale, mentre di norma in alta quota ci dovrebbero essere già a dicembre accumuli consistenti.
Si sta assistendo a fioriture fuori stagione? Se sì, di che specie?
Sì, mi è capitato nell’ultima escursione guidata ad esempio di trovare una Viola dell’Etna a quasi 1900 m, specie che fiorisce in primavera dopo lo scioglimento delle nevi; oppure ho avvistato fioriture di margheritine che dovrebbero esserci sempre a primavera e non certo a gennaio. L’impatto c’è ovviamente anche sui cicli biologici della fauna e ovviamente è complesso stabilire i cambiamenti sopravvenuti. Mi è capitato di vedere insetti e lucertole e posso portare come esempio più vistoso il recente avvistamento da parte di escursionisti di un crostaceo di acqua dolce in alta quota, il Chirocephalus ruffoi, il quale vive solo in due zone del mondo: massiccio del Pollino e Appennino Tosco-Emiliano.
Le femmine di questi crostacei dalla breve vita depongono uova inserite in un involucro resistente alle basse temperature invernali, che si schiudono in primavera inoltrata, nelle pozzanghere che si formano in seguito allo scioglimento della neve. La schiusa delle uova è avvenuta in anticipo, se le pozzanghere gelano i crostacei muoiono e ciò è una grave minaccia per la sopravvivenza di questa specie così rara!
Che impatti avranno i cambiamenti climatici sul settore turistico del Pollino e del resto d’Italia?
Da una parte la presenza di tempo soleggiato per la gran parte dell’anno agevola il turismo e l’accessibilità in montagna, d’altro canto l’assenza di neve è un danno per il turismo invernale. Proprio perché la neve in Italia è diventata “merce rara”, oggigiorno esprime un notevole potere attrattivo per i turisti, che giustamente nel Parco del Pollino d’inverno prediligono escursioni sulla neve con le ciaspole. L’inverno scorso invece è stato più “normale”, con nevicate costanti almeno in media-alta montagna, perciò abbiamo avuto migliaia di visitatori nei fine settimana e ne ha giovato quindi l’economia dell’area. In questi mesi invece i visitatori sono stati di meno.
Cosa comporta l’assenza di neve? Potrebbe influire sulla crisi idrica la prossima estate?
L’assenza di neve non è mai positiva e potrebbe comportare dei problemi sulla tenuta delle riserve idriche. C’è da dire comunque che almeno l’area del Pollino è interessata da fenomeni di alta piovosità, che possono in parte compensare la mancanza di adeguata copertura nevosa in montagna, per cui raramente abbiamo avuto problemi di siccità nelle nostre valli.
Un altro problema è dovuto alle gelate e nevicate tardive che possono subentrare in primavera, con danni non solo all’agricoltura ma anche al bosco: può capitare ad esempio che i faggi con il sole e le temperature miti mettano le nuove foglie. Se arrivano improvvisamente neve e gelo le tenere foglie si seccano e così si possono presentare intere fasce di foresta “bruciate” dal gelo, un fenomeno dannoso per il bosco che abbiamo potuto osservare in anni recenti.
Che impatti avranno i cambiamenti climatici sul settore turistico del Pollino e del resto d’Italia secondo lei?
Da una parte la presenza di tempo soleggiato per la gran parte dell’anno agevola il turismo e l’accessibilità in montagna, d’altro canto l’assenza di neve è un danno per il turismo invernale. Proprio perché la neve in Italia è diventata “merce rara”, oggigiorno esprime un notevole potere attrattivo per i turisti, che giustamente nel Parco del Pollino d’inverno prediligono escursioni sulla neve con le ciaspole. L’inverno scorso invece è stato più “normale”, con nevicate costanti almeno in media-alta montagna, perciò abbiamo avuto migliaia di visitatori nei fine settimana e ne ha giovato quindi l’economia dell’area. In questi mesi invece i visitatori sono stati di meno.
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