Un recente studio ha dimostrato che il crescente aumento delle emissioni di gas serra potrebbe provocare un'estinzione di massa della vita nei mari pari a quella che segnò l'ultimo giorno dei dinosauri sulla Terra con l'unica differenza che quest'ultima non fu causata dall'essere umano
I rischi delle conseguenze della crisi climatica preoccupano più che mai, ma nonostante l’ultimo rapporto IPCC e gli scenari climatici futuri elaborati dagli esperti dei centri di ricerca, l’azione da parte dei leader mondiali rimane, purtroppo, ancora sulla carta, così come le loro firme nell’impegnarsi a rispettare gli obiettivi del vertice di Glasgow.
Un recente studio condotto dalla University of Princenton e pubblicato sulla rivista Science ha voluto infatti porre l’accento sulle emissioni di gas serra, dimostrando cosa ci attenderebbe, o forse è meglio dire attenderà, intorno al 2100 quando il clima sarà ormai ancora più incontrollabile di quanto già si teme.
Il team di ricercatori del suddetto polo universitario ha realizzato un modello di cambiamento climatico incentrato sugli Oceani tale da generare un’estinzione di massa della vita marina con effetti simili a quelli che nel Paleozoico, e più precisamente nel periodo del Permiano, provocarono l’estinzione dell’81% della creature marine.
Il possibile scenario presentato è un’ipotesi in realtà molto concreta che avverrebbe per via del riscaldamento globale e della conseguente perdita d’ossigeno negli Oceani che porterebbe al declino di intere popolazioni di specie marine differenti, di cui il 45% già classificate nella lista IUCN come a rischio d’estinzione.
Se infatti le regioni tropicali dovessero potersi in parte salvare, riuscendo a tollerare o comunque a far fronte alle temperature crescenti delle acque, gli ecosistemi marini polari verrebbero completamente intaccati dalla carenza di ossigeno dei mari. Non trovando altro posto in cui poter vivere, le loro specie marine perirebbero inevitabilmente.
A conferma della teoria degli esperti vi è un dato di fatto ossia la distribuzione della biodiversità marina nel globo che abbonda ai Tropici, ma diminuisce nettamente man mano che ci si avvicina all’equatore proprio perché qui la presenta di ossigeno nell’acqua è troppo bassa.
Gli esperti sottolineano però come il riscaldamento estremo possa essere rallentato se si riuscisse a mettere il benessere del Pianeta davanti ai profitti.
Il lato positivo è che il futuro non è scritto nella pietra. L’entità dell’estinzione che abbiamo trovato dipende fortemente dalla quantità di anidride carbonica che emettiamo andando avanti. C’è ancora abbastanza tempo per cambiare la traiettoria delle emissioni di CO2 e prevenire l’entità del riscaldamento che causerebbe questa estinzione di massa”
ha affermato il ricercatore Justin Penn, primo autore dello studio che già nel 2018 aveva lanciato l’allarme, rimasto però inascoltato.
Fonte: Science
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