C’è poco da girarci intorno: la guerra in Ucraina sta aggravando la crisi climatica. Il conflitto che si trascina da più di anno sta provocando non solo una grave crisi umanitaria, ma anche un impatto devastante sull’ambiente, distruggendo ogni tipo di ecosistema. Ogni singola esplosione provoca l'inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo. Mentre il mondo sta lottando per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, queste emissioni “extra” causate dalla guerra rendono ancora più complicato il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi
“Dovremmo cercare di trovare il modo di aiutare una categoria molto più ampia di vittime: l’insieme della vita sulla Terra”, così Noam Chomsky più di un anno fa offriva una lettura di come le guerre e la crisi climatica siano tra loro connesse.
Ora, dopo un anno e mezzo di guerra in Ucraina è ancora più certo: quel conflitto sta aggravando la crisi climatica. Lo dice nuovamente un rapporto di esperti che calcola l’impatto complessivo della guerra in termini di emissioni di CO2.
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Una versione preliminare del rapporto era stata diffusa pochi mesi fa quando un gruppo di ricercatori guidato dall’olandese Lennard de Klerk aveva calcolato che nei primi sette mesi di guerra le emissioni ammontavano già ad almeno 100 milioni di tCO2e (tonnellate di CO2 equivalente).
Un pronostico che ora viene confermato dalla versione finale del rapporto, che sarà pubblicato questa settimana alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima in corso a Bonn: i primi 12 mesi di guerra provocheranno un aumento netto di 120 milioni di tonnellate di gas serra, pari alla produzione annuale di un Paese come il Belgio.
Dal carburante utilizzato dai veicoli agli incendi boschivi, ai cambiamenti nell’uso dell’energia in Europa, gli studiosi hanno preso in esame una serie di fattori che contribuiscono alle emissioni, compreso il costo della futura ricostruzione di edifici e infrastrutture.
Non ci aspettavamo che le emissioni di una guerra fossero così significative. E non è solo la guerra in sé a contribuire alle emissioni, ma anche la futura ricostruzione delle infrastrutture distrutte, ha dichiarato de Klerk.
Dal report, inoltre, si evince che quasi la metà dell’aumento netto delle emissioni dall’inizio della guerra in Ucraina è legato alla ricostruzione di edifici, strade e fabbriche danneggiate dai combattimenti, e che circa il 19% delle emissioni deriva da attività militari come la combustione di carburante nei veicoli, la produzione e lo sparo di munizioni e la costruzione di fortificazioni in cemento. Nel computo complessivo sono incluse le emissioni di gas serra provenienti dall’esterno dell’Ucraina e legate al conflitto, come le fughe di gas dal gasdotto Nord Stream, l’impatto sui voli internazionali e il movimento dei profughi.
La contabilizzazione delle emissioni di carbonio sarà al centro del vertice sul clima COP28 che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, quando i Paesi valuteranno i progressi compiuti rispetto agli obiettivi climatici concordati a Parigi nel 2015.
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Fonte: Reuters
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