Queste sono le Regioni italiane più a rischio tornado: lo studio del CNR

Non solo Stati Uniti: anche l'Italia è esposta al pericolo tornado. E le Regioni centrali tirreniche sono un hot-spot per questi fenomeni meteorologici estremi, come appurato da un recente report del Cnr

Quando si parla di tornado vengono subito in mente le catastrofi che nel corso degli anni hanno colpito nazioni americane come il Missouri e il Kentucky. In realtà, però, a causa degli stravolgimenti climatici, il nostro Paese non è più immune da questi eventi meteorologici estremi. Negli ultimi tempi assistiamo con più frequenza a trombe d’aria. Sicuramente ricorderete quella che si è abbattuta su Pantelleria lo scorso settembre e che ha provocato la morte di due persone e numerosi feriti.

A causa della crisi climatica che avanza ci toccherà fare i conti con questi fenomeni catastrofici e bisogna, quindi, essere preparati. Ma quali sono le aree del nostro Paese più a rischio tornado?

A mapparle di recente è stato all’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), che pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Atmospheric Research. La ricerca è stata effettuata analizzando i dati degli ultimi 32 anni (1990-2021), isolando un numero considerevole di eventi tornadici ad elevata intensità (445 in tutta Italia).

La mappa delle aree a rischio

Gli scienziati italiani hanno quindi confermato l’esistenza di precise zone maggiormente esposte ai tornado di forte intensità. Fra queste troviamo innanzitutto le Regioni centrali che si affacciano sul Tirreno, in particolare il Lazio.

tornado italia

@CNR

Un tornado che si è abbattuto sul litorale laziale il 28 luglio 2019, tristemente noto per aver causato la morte di una persona, è stato scelto come caso studio e approfondito in dettaglio attraverso simulazioni numeriche ad alta risoluzione (modello ad area limitata WRF) proprio per comprendere meglio le dinamiche e verificare la capacità predittiva di questi eventi estremi.

I risultati hanno mostrato come sia possibile prevedere con successo valori elevati di specifici indicatori d’instabilità atmosferica e di convezione profonda tipici dei tornado, nonché di simulare correttamente la struttura delle celle convettive responsabili della genesi di tali eventi – commenta il ricercatore Elenio Avolio del Cnr-Isac – Il risultato pone l’accento sull’importanza di un sistema meteorologico integrato modellistico/osservativo dedicato al monitoraggio e alla previsione operativa di tali fenomeni intensi.

Per quanto concerne il Tirreno le condizioni atmosferiche medie sono caratterizzate da un’area di bassa pressione sull’Italia nord-occidentale, sia in quota che in superficie, e da venti al suolo sud-occidentali in grado di trasportare aria più calda della media verso le regioni colpite.

“L’utilizzo di modelli meteorologici previsionali ad alta risoluzione, nel corso degli anni, ha consentito di raggiungere livelli importanti di conoscenza sulla dinamica di tali eventi, che per definizione sono altamente localizzati nel tempo e nello spazio e, quindi, particolarmente difficili da prevedere” spiegano Avolio.

Inoltre, nella “zona rossa” vi sono anche quelle Sud-orientali – ovvero Puglia e Calabria – ma anche la Pianura Padana, come evidenziato anche da precedenti ricerche portate avanti degli stessi autori.

L’intensificazione di tali fenomeni, nel corso degli anni, è condizionata anche dal cambiamento climatico in atto, essendo confermato che esistono delle forzanti specifiche, come la temperatura superficiale del mare, con un ruolo importante nello sviluppo di tali eventi – conclude  Elenio Avolio – Le regioni centrali tirreniche Italiane possono essere definite come un hot-spot per i tornado nell’area mediterranea.

L’Italia è ancora impreparata

Nell’ultimo decennio si è assistito ad un inquietante aumento dei fenomeni meteorologici estremi in Italia, eppure il nostro Paese è l’unico in Europa a non prevedere un piano di adattamento alla crisi climatica.

Ma come far fronte a questi eventi che con sempre più frequenza provocano danni e vittime? Su questo punto è intervenuto qualche mese fa anche l’associazione Legambiente, proponendo l’introduzione Piano di adattamento ai cambiamenti climatici.

Il nostro Paese non ha un piano che individui strategie e interventi più urgenti, per cui il rischio è che anche le risorse del PNRR siano sprecate – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente. – Siamo rimasti gli unici in Europa in questa situazione, pur essendo uno dei Paesi che conta i danni maggiori. Per questo dobbiamo valorizzare i sistemi di analisi, le competenze e le tecnologie di cui disponiamo per monitorare gli impatti e per comprendere come ripensare gli spazi delle città, in modo da mettere in sicurezza le persone e cogliere questa opportunità per renderli anche più vivibili.

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Fonte: CNR

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