Record di temperature, l’allarme dei meteorologi mondiali: “le ondate di calore sono tra i pericoli naturali più mortali e peggioreranno”

È un morire, nel senso letterale. Record è la parola più ricorrente: di temperature, di piogge, di morti. Tutto è collegato e interconnesso e ogni cosa si trascina giù l’altra, in una graduale discesa agli inferi

Il caldo intenso sta attanagliando gran parte dell’emisfero settentrionale in una estate decisamente rovente. Sono stati battuti nuovi record di temperatura giornalieri e, secondo gli esperti, è possibile che alcuni record nazionali debbano ancora arrivare.

Secondo i dati dell’Organizzazione meteorologica mondiale, giugno ha visto la temperatura media globale più calda mai registrata, che si è protratta fino a luglio, secondo i dati preliminari.

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Le condizioni meteorologiche estreme – un evento sempre più frequente nel nostro clima in fase di riscaldamento – stanno avendo un impatto importante sulla salute umana, sugli ecosistemi, sulle economie, sull’agricoltura, sull’energia e sull’approvvigionamento idrico. Ciò sottolinea la crescente urgenza di ridurre le emissioni di gas serra il più rapidamente e il più profondamente possibile, ha affermato il segretario generale del WMO, Prof. Petteri Taalas.

Non c’è nulla di normale, quindi, soprattutto alla luce del fatto che, nel contempo, forti precipitazioni hanno causato inondazioni devastanti e perdite di vite umane in alcuni Paesi, tra cui la Repubblica di Corea, il Giappone e gli Stati Uniti nordorientali, e trombe d’aria hanno devastato nelle ultime ore anche alcune Regioni d’Italia.

Le ondate di calore in Europa

Le ondate di calore estreme sono tra i pericoli naturali più mortali: sono migliaia le persone che muoiono ogni anno per cause legate al caldo.

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Gran parte del Nord Africa, del Mediterraneo, dell’Asia e del sud degli Stati Uniti d’America sono stati colpiti da cappe di calore parallele e stazionarie. Il servizio meteorologico statale spagnolo AEMET, di contro, ha avvertito di temperature comprese tra 42°C e 44°C e ha emesso allerte rosse di massimo livello per alcune parti interne del Paese e per le Isole Baleari.

Anche da noi, il servizio meteorologico nazionale ha emesso allerta rossa per il caldo estremo nel sud Italia, Sicilia e Sardegna, con temperature ben al di sopra dei 40°C. Anche parti dei Balcani sono in allerta rossa. E non finisce qui: il caldo dovrebbe intensificarsi entro la metà di questa settimana in alcune parti del Mediterraneo, comprese Grecia e Turchia.

Le temperature massime:

Italia:

  • Licata, 46,3 °C
  • Riese, 45,8 °C

Spagna:

  • Figueres (Catalogna), 45.3 °C
  • Porqueres (Catalogna), 44,3 °C
  • Granada (Andalusia), 43.3 °C
  • Sa Pobla (Baleari), 43.3 °C
  • Lleida (Catalogna), 42,8 °C (record di luglio pari a 42,8 °C il 7 luglio 1982)
  • Martinet (Catalogna) (1038 m), 38,5 °C

Francia/Pirenei orientali:

  • 40,1 °C, Serralongue 700m (il record assoluto è stato di 37,0 °C il 22 agosto 2012)

Nei giorni scorsi il servizio di gestione delle emergenze Copernicus dell’Ue ha anche avvertito di un pericolo “estremamente estremo” di incendi in alcune parti della Spagna, in Sardegna e Sicilia e in alcune parti della Grecia.

Le ondate di calore in Africa e in America

Anche il Nord Africa sta soffrendo le alte temperature. Il 13 luglio scorso, il servizio meteorologico marocchino ha emesso un allarme rosso per il caldo estremo nelle parti meridionali del Paese, con temperature massime comprese tra 44 e 49° C.

Le aree a rischio negli Stati Uniti sudoccidentali son invece la California, il Nevada meridionale e l’Arizona. Negli Stati Uniti centro-meridionali e sud-orientali, i valori massimi dell’indice di calore potrebbero avvicinarsi o superare i 43 ° C. Molte parti della Florida, inclusa la città di Miami, sono state colpite da un’ondata di caldo prolungata e da record.

Phoenix, in Arizona, ha subito una lunga serie di temperature superiori a 37,8 ° C e secondo il National Weather Service, Phoenix ha avuto 9 giorni consecutivi con temperature minime notturne pari o superiori 34,4 ° C.

Il mare da record

Anche le temperature superficiali del mare del Mar Mediterraneo saranno eccezionalmente elevate nei prossimi giorni e settimane, superando i 30 °C in alcune parti e più di 4 °C al di sopra della media in gran parte del Mediterraneo occidentale.

Un disastro anche qui, se si considera che gli impatti delle ondate di caldo marino provocano la migrazione di alcune specie e l’estinzione di altre, oltre all’arrivo di specie aliene con conseguenze per la pesca e l’acquacoltura.

Forti piogge e inondazioni

Le forti piogge e le inondazioni hanno causato gravi danni e perdite di vite umane in diverse parti del mondo. Quaranta persone sarebbero morte a causa di piogge torrenziali e inondazioni improvvise che hanno colpito la Repubblica di Corea il 14 luglio scorso, mentre le inondazioni nel nord-ovest della Cina hanno ucciso circa 15 persone.

Nel nord dell’India, strade e ponti sono crollati e le case sono state spazzate via mentre i fiumi straripavano durante le forti piogge monsoniche e le inondazioni che hanno ucciso dozzine di persone. Lo stato montuoso dell’Himachal Pradesh è stato duramente colpito, così come le regioni del Punjab, del Rajastan e dell’Uttar Pradesh. Secondo quanto riferito, New Delhi ha segnato il suo giorno di luglio più piovoso degli ultimi 40 anni, con 153 millimetri (6 pollici) di pioggia caduti in un giorno.

Quando finirà tutto ciò?

Mai, se le politiche non cambiano.

Secondo gli esperti del WMO, non ci sarà infatti una tregua immediata in vista. Anzi: è possibile un’ulteriore continuazione fino ad agosto.

Mentre il pianeta si riscalda, l’aspettativa è che vedremo eventi di pioggia sempre più intensi, più frequenti e più gravi, che porteranno anche a inondazioni più gravi. I Paesi sviluppati come il Giappone sono estremamente vigili e sono anche molto ben preparati quando si tratta di misure di gestione delle inondazioni. Ma molti Paesi a basso reddito non dispongono di allarmi, non c’è quasi nessuna struttura di difesa contro le inondazioni e nessuna gestione integrata delle inondazioni, conclude Stefan Uhlenbrook, direttore idrologia, acqua e criosfera della WMO.

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Fonte: WMO

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