Le nostre imponenti Alpi sono in agonia: negli ultimi sei secoli non c'è mai stata così poca neve come quest'anno, come conferma un nuovo studio. E no, ricorrere alla neve artificiale sulle piste da sci non salverà davvero il settore turistico; non farà altro che aggravare il problema della siccità...
Ce ne siamo accorti un po’ tutti: è un inverno anomalo, in cui il clima sembra andato in tilt. E sulle montagne che dovrebbero essere imbiancate si trovano fiori e vegetazione: la neve sta scarseggiando, alterando gli ecosistemi e provocando conseguenze drammatiche sul settore turistico. Anche sulle maestose Alpi la situazione non è affatto rincuorante anzi. Non c’è mai stata così poca neve nel corso degli ultimi 600 anni.
A riportarci questo dato drammatico uno studio scientifico condotto da un team di ricercatori dell’Università di Padova e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna e pubblicato sulla rivista “Nature Climate Change”.
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I dettagli dello studio sulla presenza di neve nella regione alpina
Dalla ricerca è emerso che nell’ultimo secolo la durata del manto nevoso si è accorciata di oltre un mese (e non si tratta affatto una differenza di poco conto). Sta avvenendo qualcosa che non era mai stato riscontrato da prima della scoperta dell’America.
Abbiamo scoperto che un arbusto estremamente diffuso, il ginepro comune, quando si trova in alta quota ha un portamento strisciante sul terreno, ovvero cresce orizzontalmente molto vicino al suolo, ed è in grado di registrare nei suoi anelli di accrescimento la durata della copertura nevosa – dice il prof Marco Carrer, ecologo forestale dell’Università di Padova e primo autore dello studio – Infatti, essendo alto poche decine di centimetri, la sua stagione di crescita dipende fortemente da quanto precocemente riesce ad emergere dalla coltre bianca che lo ricopre.
Per lo studio dei cambiamenti climatici è necessario disporre di un’ampia prospettiva temporale. Purtroppo le informazioni riguardanti il manto nevoso vengono generalmente raccolte solamente da pochi decenni – spiega il dottor Michele Brunetti del Cnr-Isac – Da qui la necessità di guardare oltre l’orizzonte fornito dai dati strumentali e trovare altre fonti che ci permettano di estendere a ritroso nel tempo le informazioni climatiche necessarie.
LA COPERTURA NEVOSA NELLE ALPI NON È MAI STATA COSÌ EFFIMERA NEGLI ULTIMI 600 ANNILa neve sta diventando sempre più…
Posted by Michele Brunetti on Thursday, January 12, 2023
Il team di esperti è riuscito a ricostruire le condizioni di innevamento negli ultimi sei secoli, attraverso un modello di permanenza del manto nevoso elaborato ad hoc, incrociando le misure degli anelli di accrescimento del ginepro, che può raggiungere età considerevoli (oltre 400 anni).
“Ciò ci ha permesso di comprendere che quello che stiamo vivendo negli ultimi anni è qualcosa che non si era mai presentato precedentemente” spiegano i icercatori.
È la prima volta che si riesce ad ottenere delle informazioni su un così lungo orizzonte temporale per una variabile meteorologica estremamente importante. Infatti, la neve ha un ruolo determinante nel bilancio energetico della Terra, oltre ad essere fondamentale per i risvolti sociali ed economici, fondamentali per la regione alpina.
Perché optare per la neve artificiale per salvare la stagione sciistica non è affatto una buona idea
Negli ultimi anni, per far fronte alla scarsità di neve causata dal riscaldamento globale, si è diffuso il ricorso a quella artificiale per salvare gli impianti sciistici. Tuttavia, questa soluzione non può essere utilizzata a lungo termine e non fa altro che aggravare la piaga della siccità.
Per l’innevamento di base (ca. 30 cm di neve, spesso anche di più) di una pista di 1 ettaro, occorrono almeno un milione di litri, cioè 1.000 metri cubi d’acqua, mentre gli innevamenti successivi richiedono, a seconda della situazione, un consumo d’acqua nettamente superiore, il che corrisponde approssimativamente al consumo annuo d’acqua di una città di 1,5 milioni di abitanti. – sottolinea il WWF – L’acqua viene attinta da torrenti, fiumi, sorgenti o dalla rete dell’acqua potabile, in un periodo di estrema scarsità. Per l’innevamento, è importante disporre in breve tempo di notevoli quantità d’acqua. Quindi spesso viene favorita la costruzione di bacini di raccolta, atti a garantire l’alimentazione dell’acqua agli impianti di innevamento.
Qaundo si parla di neve artificiale un altro fattore da considerare, specialmente in tempi di crisi energetica, è quello relativo all’elevato consumo di energia: per assicurare piste innevate su tutte le Alpi si è calcolato che occorrerebbero 600 GWh di energia elettrica, come ricorda il WWF. In molti casi, l’uso dei cannoni sparaneve si rivela inutile perché a causa delle temperature alte la neve si scioglie dopo poco.
Insomma, invece di finanziare interventi come l’utilizzo di neve artificiale dovremmo concentrarci sulla causa della situazione che stiamo vivendo, ovvero i cambiamenti climatici, che vanno combattuti con azioni mirate ed efficaci.
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Fonti: CNR/Nature Climate Change/WWF
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