Le parole di Vanessa Nakate all'evento Youth4Climate pesano come un macigno. Ecco cos'ha detto la giovane attivista ugandese
A soli 22 anni è stata la prima a promuovere il movimento ambientalista Fridays for Future in Uganda nel 2019, ha fondato il Rise up Climate Movement e promosso la campagna per la salvaguardia della foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo. No, Vanessa Nakate non è decisamente l’ombra di Greta Thunberg, come qualcuno l’ha definita. Ma fino ad ora era rimasta piuttosto sconosciuta ai più in Italia.
Dopo il suo toccante discorso di qualche giorno fa all’evento Youth4Climate di Milano, il suo spirito combattivo e la sua voglia di riscatto hanno colpito tantissime persone.
“È tempo che i nostri leader si sveglino, che smettano di parlare e agiscano. È ora di misurare i reali costi ed è ora per chi inquina di pagare” ha detto Vanessa Nakate con l’amaro in bocca e le sue parole pesano come un macigno e invitano tutti ad interrogarsi su ciò che stiamo facendo, ma soprattutto ad agire.
La storia di Vanessa Nakate
Classe 1996, Vanessa Nakate è nata in Uganda e negli ultimi tempi è una diventata una dei volti più noti del movimento ambientalista Fridays for Future. Nel gennaio 2019 ha avviato sciopero solitario di protesta contro gli effetti della crisi climatica nel suo Paese d’origine, tra i più esposti alla catastrofe ambientale.
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Inoltre, ha fondato il Rise up Climate Movement e portato avanti la campagna per la salvaguardia della foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo. Vanessa si è laureata nel 2019 in economia aziendale ed è ancora molto giovane, ma è carica di entusiasmo e ha fatto della lotta contro l’emergenza climatica la sua battaglia personale. Qualche giorno fa la giovane attivista ha partecipato – con Greta Thunberg e Martina Comparelli (portavoce di Fridays for Future Italia) – all’incontro con il nostro premier Mario Draghi. Il colloquio si è incentrato sull’impegno dell’Italia a tutela dell’ambiente.
Insieme ad altri 50mila giovani, oggi Vanessa Nakate ha anche preso parte alla manifestazione di protesta che si è tenuta a Milano contro la Pre-Cop26, che gli attivisti hanno ribattezzato il “summit del bla bla bla”.
Le parole toccanti (e cariche di rabbia) di Vanessa Nakate alla Youth for Climate
Nel suo toccante intervento all’evento Youth4Climate Vanessa Nakate ha descritto l’angosciante situazione vissuta dal suo Paese d’origine e i suoi abitanti, duramente colpiti dalla crisi climatica.
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Ecco cos’ha detto l’attivista ugandese:
Buongiorno, mi chiamo Vanessa Nakate e vivo a Kampala, in Uganda, un Paese che è uno dei più esposti ai cambiamenti climatici. Negli ultimi anni ho assistito sempre di più all’impatto della crisi climatica sul continente. È assurdo perché l’Africa emette meno CO2 di tutti i continenti, escludendo l’Antartide. Storicamente l’Africa è responsabile solo del 3% delle emissioni globali, eppure subisce gli impatti più forti della crisi: uragani sempre più forti, inondazioni devastanti, siccità.
Le persone stanno morendo, ma tante altre hanno perso i loro beni di sostentamento. La siccità e le inondazioni hanno lasciato alle persone soltanto dolore, agonia, sofferenza, fame e morte.
Una relazione recente della Banca mondiale ha dichiarato che potremmo arrivare a 86 milioni di persone sfollate nell’Africa subsahariana a causa dell’aumento del livello dei mari, della desertificazione, del calo dell’acqua dolce e di scarsità alimentare. Negli ultimi mesi ci sono state ondate di caldo mortali e incendi in Algeria, inondazioni devastanti in Nigeria. L’Onu ha annunciato che il Madagascar sta soffrendo la fame a causa dei cambiamenti climatici. Decine di migliaia di persone stanno soffrendo livelli catastrofici di fame e insicurezza alimentare dopo quattro anni senza precipitazioni.
Chi pagherà per il Madagascar? Non succede solo nel continente africano. L’uragano Irma, Maria, Dorian e Harold hanno reso alcune isole caraibiche e del pacifico inabitabili. Sei milioni di bengalesi hanno dovuto lasciare le proprie case a causa dei cambiamenti climatici. Entro il 2050, il 70 per cento delle coste del paese scomparirà sommerso dall’acqua, creando circa 40 milioni di rifugiati climatici.
L’IUCN ha recentemente annunciato che oltre 38mila specie sono incluse nella lista rossa, che rappresenta l’elenco più completo delle specie che rischiano l’estinzione. Chi pagherà per le isole che perderemo ai Caraibi e nel Pacifico? Chi pagherà per le comunità che dovranno abbandonare la costa bengalese. Chi pagherà per migliaia di specie estinte che verranno dimenticate? Per quanto dovremo piangere? Per quanto dovremo assistere all’estinzione degli animali? Per quanto i bambini saranno costretti a sposarsi perché le loro famiglie hanno perso tutto nella crisi climatica? Per quanto i bambini dovranno andare a letto affamati perché l’acqua ha portato via tutto, perché i campi sono secchi a causa delle condizioni estreme? Per quanto tempo li guarderemo morire di fame, durante la siccità. O mentre cercano di respirare, durante le alluvioni? Come fanno i leader a guardare quello che succede e non fare nulla per fermarlo?
I nostri leader si sono persi e il Pianeta è danneggiato. È tempo che i nostri leader si sveglino, che smettano di parlare e agiscano. È ora di misurare i reali costi ed è ora per chi inquina di pagare. È ora di mantenere le promesse, basta promesse vuote. Basta summit vuoti, conferenze vuote, è tempo di farci vedere i soldi, è tempo, è tempo, è tempo e non dimenticatevi di ascoltare le persone e le aree più colpite. Grazie.
Vanessa Nakate e Greta Thunberg provengono da Paesi e da contesti socio-economici completamente diversi, se non addirittura opposti. Vanessa vive in Uganda, uno dei Paesi più poveri del mondo, mentre Greta proviene dalla Svezia, uno degli Stati più all’avanguardia del Vecchio Continente. Intanto, entrambe hanno a cuore il futuro della Terra e il loro impegno e la loro rabbia sono la conferma che la crisi è ormai trasversale e non possiamo più ignorarla.
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Fonte: Vanessa Nakate/Facebook
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