Perché ci scandalizza sapere che Exxon aveva previsto con precisione il riscaldamento globale sin dagli anni ‘70

La seconda più grande compagnia petroliera privata al mondo aveva previsto gli effetti sul clima delle emissioni di anidride carbonica causate dai combustibili fossili sin dagli anni Settanta. Ecco qualcosa di più scandaloso di Exxon: oggi tutti sanno tutto, ma nessuno fa niente

Avevano previsto accuratamente il futuro riscaldamento globale in rapporti risalenti alla fine degli anni ‘70 e all’inizio degli anni ‘80, ma per anni hanno continuato pubblicamente a mettere in dubbio la scienza del clima e, anzi, a fare pressioni contro l’azione climatica. Il primo grafico è stato realizzato dal fisico Hoffert per Exxon nel 1982, e mostra la correlazione tra aumento della concentrazione di CO2 e la 🌡️.

È quanto emerge da un nuovo scioccante rapporto – “Assessing ExxonMobil’s global warming projections” – pubblicato su Science che inchioda ancora una volta  (già nel 2015 era finita sotto inchiesta perché accusata di aver nascosto ai suoi azionisti e ai cittadini i rischi connessi al clima) la multinazionale petrolifera ExxonMobil, i cui documenti interni dimostrerebbero che ha fuorviato e ingannato l’opinione pubblica per decenni.

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Le proiezioni create internamente da ExxonMobil a partire dalla fine degli anni ’70 sull’impatto dei combustibili fossili sul cambiamento climatico erano molto accurate, superando persino quelle di alcuni scienziati accademici e governativi. Si legge. E, nonostante queste previsioni, il colosso multinazionale dell’energia ha continuato a seminare dubbi sulla crescente crisi.

 

exxon clima

©Science

Il grafico che vedete, realizzato 40 anni fa, mostra la correlazione tra aumento della concentrazione di CO2 e la temperatura.  Oggi si è verificato esattamente quanto previsto dai consulenti di una delle più grandi compagnie petrolifere.

Il rapporto

Gli autori dello studio mostrano per la prima volta quanto siano state accurate le previsioni non dichiarate create dai ricercatori della compagnia petrolifera tra il 1977 e il 2003, che avrebbero finanche creato una serie di “modelli e analisi straordinariamente affidabili che proiettano il riscaldamento globale dalle emissioni di anidride carbonica nei prossimi decenni“.

Nello specifico – si legge – Exxon ha previsto che le emissioni di combustibili fossili porterebbero a 0,20 gradi Celsius di riscaldamento globale per decennio, con un margine di errore di 0,04 gradi, un trend che si è dimostrato ampiamente accurato.

In pratica, gli scienziati all’interno della Exxon hanno modellato e previsto il riscaldamento globale con abilità e accuratezza per poi passare i successivi due decenni a negare proprio quella scienza climatica.

Per testare le prestazioni dei modelli Exxon, gli scienziati di Harvard e del PIK hanno usato delle tecniche statistiche consolidate dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), scoprendo che:

A seconda della metrica utilizzata, il 63 – 83% delle proiezioni del riscaldamento globale riportate dagli scienziati della Exxon erano coerenti con le temperature effettive nel tempo. Inoltre, le proiezioni della company avevano uno “skill score” medio del 72%, più o meno il 6%, con il punteggio più alto del 99%.

Lo “skill score” si riferisce a quanto bene una previsione si confronta con ciò che accade nella vita reale. Per fare un confronto, le previsioni sul riscaldamento globale presentate al Congresso degli Stati Uniti nel 1988 dallo scienziato della NASA James Hansen avevano punteggi dal 38 al 66%.

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Gli scienziati della Exxon hanno correttamente respinto la possibilità di un’era glaciale in arrivo, hanno predetto con precisione che il riscaldamento globale causato dall’uomo sarebbe stato rilevabile per la prima volta nel 2000 – più o meno 5 anni – e hanno ragionevolmente stimato la quantità di CO2 che avrebbe portato a pericolosi riscaldamento, si legge ancora nel rapporto.

Già in passato Exxon aveva sempre rispedito al mittente i vari rapporti emersi nel tempo e aveva fornito anche un collegamento a studi interni e promemoria dei suoi scienziati, respingendo ogni accusa. Ora, un portavoce della multinazionale, parlando con la stampa, ha dichiarato:

Questo tema è emerso più volte negli ultimi anni e, in ogni caso, la nostra risposta è la stessa: coloro che parlano di come ‘la Exxon sapesse’ si sbagliano nelle loro conclusioni.

Speriamo di sbagliarci, ovvio, ma carta canta.

Ok, e ora?

Carta canta, gli scritti parlano e rimangono nel tempo. Ma cambia qualcosa?

Abbiamo paura di no e, anzi, ci rimane un’unica dolorosa certezza, qualcosa di più scandaloso di quanto non sia stata Exxon stessa: oggi tutti sanno tutto, ma nessuno fa niente. Si ripete, in buona sostanza, l’idea che è alla base del capitalismo moderno e si reiterano comportamenti che tanto, prima o poi, faranno discutere soltanto il tempo di uno “scandalo”.

Poi si ricomincerà, o forse non ci fermerà mai, a dare per scontato che è solo in una direzione che il mondo può andare, trainato esclusivamente dal profitto e dall’interesse di pochi.

È il caso delle fonti fossili tout court che – al di là di ogni ragionevole scatto di lucidità affievolito nel giro di poco – non vengono in realtà bloccate in alcun modo e che continuano a essere finanziate e a ricevere sussidi. Un discorso direttamente collegato, per dirne soltanto una, ai tentativi degli attivisti che in questi giorni in Germania lottano con il proprio corpo per fermare il carbone. Il silenzio generale dei media regna sovrano, come a dire che tanto è una battaglia persa.

Anche se gli effetti dei cambiamenti climatici e gli errori/orrori delle lobby sono sotto gli occhi di tutti, si continua ad andare sempre nella stessa direzione e invece di limitare la produzione di gas serra riducendo il ricorso alle fonti che ne sono responsabili si continua a sostenerle. In un modo o nell’altro.

Basti solo pensare che la prossima COP28 che sarà presieduta dal CEO di una compagnia petrolifera…

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Fonte: Science

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