Nubifragi a Milano, cosa c’è davvero dietro alla (ennesima) esondazione del Seveso

Un altro super temporale ha svegliato ieri la città di Milano. Alcune stazioni metropolitane si sono allagate e sorvegliati speciali rimangono Lambro e Seveso

Temporali, vento, strade come fiumi e disagi alla circolazione: con una regolarità ormai quasi scientifica, un altro nubifragio si è abbattuto ieri, 5 settembre, su Milano. Colpite sia le zone del centro quelle periferiche, le stazioni metropolitane di Missori e Molino Dorino si sono allagate, e sorvegliati speciali rimangono Lambro e Seveso, quest’ultimo esondato nuovamente nel pomeriggio.

Durante l’allerta meteo – ricorda il Comune di Milano in una nota – si invitano i cittadini e le cittadine a non sostare nelle aree a rischio esondazione dei due fiumi e in prossimità dei sottopassi. Inoltre, si ricorda di non sostare sotto e nelle vicinanze degli alberi e nei pressi di impalcature di cantieri, dehors e tende. È importante provvedere alla messa in sicurezza di oggetti e vasi sui balconi e di tutti i manufatti che possono essere spostati dalle intemperie.

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Ma si può vivere così in una metropoli, la più avanzata in Italia, nel 2024? Perché i fiumi continuano ad esondare? La risposta è una e una soltanto: si tratta di un altro territorio, questo del milanese, che nel tempo ha visto praticamente cancellate le proprie valli fluviali a discapito di natura e sicurezza.

Anche una metropoli come Milano, quindi, si trova costantemente a fare i conti con emergenze legate ad eventi meteorologici che crescono in intensità e frequenza, con nuove opere, deviatori o vasche di laminazione certamente utili ma non risolutive, dicono gli esperti, rispetto alla crescita del rischio idrogeologico.

Milano, insomma, ha pensato, per oltre un secolo, a svilupparsi a spese di tutte le aree libere, anche quelle di pertinenza dei corsi d’acqua, che invece dovrebbero essere porzioni di territorio lasciate alla dinamica fluviale. Un po’ come, ahinoi, è capitato nel resto d’Italia.

Le vasche del Seveso a Bresso, nel Parco Nord, questa volta si sono riempite in sole tre ore, esaurendo rapidamente la loro funzione protettiva nei confronti della città, a fronte di una precipitazione solo un po’ più intensa del solito – dice Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. Di fronte agli effetti sempre più evidenti e sempre meno prevedibili della crisi climatica non possiamo continuare a inserire delle pezze infrastrutturali su un reticolo idrico stravolto, o addirittura tombinato, in decenni di urbanizzazione. Occorre intraprendere un percorso coraggioso, che restituisca al Seveso la sua funzionalità idraulica ed ecologica rispetto alla metropoli milanese, con una azione di pianificazione territoriale di lungo respiro che realizzi il Parco Fluviale della Valle del Seveso, con una vera e propria azione di profonda Nature Restoration, finalizzata a ripristinare ambienti da tempo scomparsi, perfino all’interno della città.

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