“Nessuna nazione è più immune dalla crisi climatica, rischiamo un suicidio collettivo”

Se continuiamo a tentare di combattere la crisi climatica con accordi inutili e promesse non mantenute, l'umanità è destinata ad andare incontro ad un vero e proprio suicidio di massa. A metterci in guardia su ciò che ci attende è il segretario generale dell'Onu "Azione collettiva o suicidio collettivo. È tutto nelle nostre mani"

Gli abitanti della Terra si trovano di fronte a un bivio: agire in maniera efficace e collettiva per combattere la crisi climatica o la morte. Non ha usato mezzi termini ieri António Guterres, il segretario generale dell’ONU, in un discorso rivolto ai ministri dei Paesi riuniti alla conferenza internazionale Petersberg Climate Dialogue, l’evento preparatorio alla COP27 che si svolgerà a novembre a Sharm el-Sheikh.

Senza strategie mirate e concrete, rischiamo di andare incontro a quello che Guterres ha definito un “suicidio collettivo”. E no, nessun luogo del nostro Pianeta è destinato a salvarsi dalla catastrofe climatica. Lo stiamo vedendo in queste ultime settimane con i nostri occhi: il caldo record, la siccità e i fenomeni meteorologici estremi stanno mettendo in ginocchio milioni di persone.

Il fragile destino dell’umanità è nelle nostre mani

Metà dell’umanità si trova nell’area a rischio  a causa di inondazioni, siccità, tempeste estreme e incendi. Nessuna nazione è immune. Eppure continuiamo ad alimentare la nostra dipendenza dai combustibili fossili – ha dichiarato il segretario generale dell’Onu – Abbiamo una scelta. Azione collettiva o suicidio collettivo. È tutto nelle nostre mani.

La siccità, che stiamo sperimentando in Italia in questo periodo, potrebbe diventare la nuova normalità per tantissime persone. Secondo le previsioni dell’ONU, entro il 2050, questo fenomeno potrebbe interessare oltre il 75% della popolazione mondiale. Ciò significa che dai 4,8 a 5,7 miliardi di persone si ritroverebbero a vivere in aree con carenza d’acqua per almeno un mese all’anno e milioni di famiglie sarebbero costrette a lasciare le loro abitazioni.

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Basta parole e promesse non mantenute

Nel corso del 13° Petersberg Climate Dialogue si è discusso di diversi tem ambientali, in particolare della dipendenza dai combustibili fossili e gli scarsi investimenti nelle rinnovabili. Uno stallo che sta impedendo il Paesi del mondo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. A tal proposito António Guterres ha messo in guardia contro il rallentamento delle strategie anti-inquinamento:

Le concentrazioni di gas serra, l’innalzamento del livello del mare e il calore degli oceani hanno battuto nuovi record. Eppure continuiamo ad alimentare la nostra dipendenza dai combustibili fossili.

Gli accordi che riguardano il clima si stanno rivelando dei grandi flop. Per fare un esempio la promessa fatta dei Paesi industrializzati di donare 100 miliardi di dollari entro il 2020 alle nazioni più povere – per finanziare progetti a tutela del clima – non è stata mantenuta. Questo sarà uno delle tante questioni spinose che verranno discusse alla COP27 (che ci auguriamo sia più proficuo della COP26).

Quello che mi preoccupa di più è che, nell’affrontare questa crisi globale, non riusciamo a lavorare insieme come comunità multilaterale. – ha evidenziato Guterres – Le nazioni continuano a giocare il gioco della colpa, invece di assumersi la responsabilità del nostro futuro collettivo. Dobbiamo dimostrare alla COP27 che è in corso una rivoluzione delle rinnovabili.

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Fonte: ONU 

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