Mancanza di neve: con questo foto-confronto ti mostro come sono cambiate le mie montagne negli ultimi anni

Il nostro clima è già cambiato: è inutile (e controproducente) ignorare le conseguenze di questo fenomeno, che sono sotto i nostri occhi. Basta guardare queste foto scattate da una guida ambientale sul massiccio del Pollino in anni diversi per rendersi conto del periodo drammatico che stanno vivendo le montagne del Bel Paese e non solo. Trovate voi le differenze...

I cambiamenti climatici stanno stavolgendo in vari modi le nostre vite: sempre più spesso ci troviamo a fare i conti con crisi idriche e fenomeni meteorologici estremi, come le inondazioni e le trombe d’aria. Già diversi anni fa gli scienziati ci avevano avvertito sul punto di non ritorno a cui saremmo arrivati. Il riscaldamento globale ha cambiato anche i nostri paesaggi, in particolare quelli montani.

Lo stiamo vedendo in particolare quest’anno con la carenza di neve registrata sulle Alpi, sugli Appennini e sull’Etna. Potremmo spendere tantissime parole su quest’argomento, ma in certi casi le immagini parlano da sole. A mostrarci com’è mutato lo scenario sul massiccio del Pollino, al confine tra Basilicata e Calabria, sono gli spiazzanti scatti fotografici che ci ha fornito in esclusiva Saverio De Marco, che lavora guida ambientale escursionistica.

Leggi anche: “Sul Pollino pochissima neve, viole fiorite in anticipo e insoliti avvistamenti di animali”: gli effetti deleteri dei cambiamenti climatici sulle nostre montagne 

Saverio De Marco è un conoscitore esperto del Pollino e ha immortalato gli stessi scorci in anni diversi; le ultime foto risalgono agli inizi del mese di gennaio 2023. Ciò che emerge mettendo a confronto le immagini, che si riferiscono allo stesso periodo dell’anno, è l’assenza quasi totale di manto nevoso, che in genere è presente in abbondanza nella stagione invernale.

Guardate un po’ quest’interessantissimo foto-confronto:

foto confronto pollino

@Saverio De Marco

foto confronto pollino

@Saverio De Marco

foto confronto pollino

@Saverio De Marco

foto pollino

@Saverio De Marco

Le foto realizzate nelle scorse settimane mostrano uno scenario tipico dell’autunno. È stato lo stesso Saverio De Marco a raccontarci di essersi imbattuto in fiori come le viole e le margherite, che generalmente avrebbero dovuto fiorire fra circa due mesi.

Tutto questo ha delle conseguenze anche sul mondo animale del Pollino.

L’impatto c’è ovviamente anche sui cicli biologici della fauna e ovviamente è complesso stabilire i cambiamenti sopravvenuti. – ci ha spiegato De Marco durante una precedente intervista – Mi è capitato di vedere insetti e lucertole e posso portare come esempio più vistoso il recente avvistamento da parte di escursionisti di un crostaceo di acqua dolce in alta quota, il Chirocephalus ruffoi, il quale vive solo in due zone del mondo: massiccio del Pollino e Appennino Tosco-Emiliano. Le femmine di questi crostacei dalla breve vita depongono uova inserite in un involucro resistente alle basse temperature invernali, che si schiudono in primavera inoltrata, nelle pozzanghere che si formano in seguito allo scioglimento della neve. La schiusa delle uova è avvenuta in anticipo, se le pozzanghere gelano i crostacei muoiono e ciò è una grave minaccia per la sopravvivenza di questa specie così rara!

Ma non solo. Se la situazione non dovesse cambiare, l’assenza di neve potrebbe spingerci verso un’altra estate all’insegna della siccità e della crisi idrica, addirittura peggiore di quella che abbiamo vissuto nel 2022. A metterci in guardia su questo scenario anche il noto meteorologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli. 

Il turismo invernale subito, è chiaro che è un problema di questa stagione, e invece a lungo termine – se mancherà anche la neve primaverile, dal momento che sulle Alpi può nevicare fino a tutto maggio – avremo nuovamente gravi problemi di acqua. In Pianura Padana soprattutto, perché è ovvio che la neve è la riserva idrica per l’estate, sia sulle Alpi che sull’Appenino. – ha dichiarato qualche giorno fa ai nostri microfoni – La neve che fonde poi lentamente tra maggio e luglio alimenta i fiumi e le falde. Veniamo già da un anno di estrema siccità, se ne dovessimo fare un altro consecutivo, temo una siccità davvero complessa.

Gli effetti della crisi climatica sono sotto il nostro naso (come ci dimostrano le foto del Pollino) e non possiamo più permetterci di ignorarli come abbiamo fatto in troppi casi finora…

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