L’umanità è diventata un’arma di estinzione di massa, ma ai TG non interessa affatto la COP15

Nonostante gli sforzi, evidentemente non sufficienti, la biodiversità si sta perdendo praticamente in tutto il mondo e si prevede che questo declino peggiorerà se non si farà qualcosa di decisamente più concreto. Perché? Perché la perdita di biodiversità ha un costo elevato non solo per l’economia globale, ma anche e soprattutto per il benessere umano. Roba che dovrebbero aprirsi i TG ma non accade...

La Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità è la più significativa conferenza sulla biodiversità degli ultimi dieci anni. È la COP15 ed è sconosciuta ai più.

Proprio così: mentre siamo presi da altre notizie, di più o meno dubbia valenza, a Montreal, in Canada, lo scorso 7 dicembre si è aperta la conferenza COP15 delle Nazioni Unite sulla biodiversità, in programma fino al prossimo 19 dicembre,

Eppure rischia di essere un appuntamento quasi sottaciuto, nonostante i numeri della perdita di biodiversità parlino chiaro:

  • in 50 anni abbiamo perso il 70% delle specie animali
  • negli ultimi 500 anni si sono estinte da 130 a 260mila specie

E la colpa di chi è? Ovvio, della pressione antropica sugli ecosistemi.

Leggi anche: “Siamo in guerra con la natura!”: se non agiamo ora sarà l’apocalisse della biodiversità

La biodiversità in Italia

Il nostro è tra i Paesi più ricchi di biodiversità in Europa, tra habitat molto diversificati e aree naturali protette che consentono la vita di tante specie endemiche. Ma dalla IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, è arrivato in questi giorni un nuovo allarme: 40 specie di vertebrati che vivono in Italia si trovano al momento in pericolo critico di estinzione altre 65 sarebbero invece in pericolo.

Dal 2013, la situazione di alcuni vertebrati si è aggravata, tanto che si sarebbe ridotto il numero di esemplari di Savetta, Carpione del Garda e Temolo adriatico, tre specie di pesci, mentre sono in sofferenza anche il Geotritone del Sarrabus, un piccolo anfibio, il Mignattino comune – un uccello – e l’Orecchione sardo – una specie di pipistrello.

Si aggiungono invece all’elenco delle specie in “pericolo critico” (prima erano assenti per carenza di dati o non valutate): lo Squalo volpe e la Trota mediterranea insieme a tre uccelli, il Falco pescatore, il Voltolino e lo Schiribilla. Le specie classificate “in pericolo” (EN) – lo stadio prima del pericolo critico sono invece 65. Molte tra queste sono endemiche: se dovessero scomparire dall’Italia, non esisterebbero più.

QUI trovi la Lista rossa IUCN completa dei vertebrati italiani.

lista vertebrati italia

©IUCN

Tornando alla COP15, dopo la prima settimana di negoziati, c’è una bozza di accordo che comprende alcuni temi prioritari, come la conservazione del 30% della biodiversità globale, il rispetto dei diritti delle popolazioni indigene e locali e una mission ambiziosa che guiderà gli sforzi sulla biodiversità del prossimo decennio come l’obiettivo di 1.5°C guida quelli sul clima.

La natura è la nostra ancora di salvezza. La nostra salute, il cibo, le economie e il benessere dipendono dalla natura. Eppure la natura è in crisi. Un milione delle 8 milioni di specie di piante e animali stimate nel mondo sono a rischio di estinzione. Il degrado degli ecosistemi sta compromettendo il benessere del 40% della popolazione mondiale, dicono dalla Cop15.

Ma purtroppo gli elementi negativi ci sono e sono anche troppi: i negoziatori sono ancora lontani da un accordo globale e definitivo e mancano solo pochi giorni. I Ministri arriveranno questo giovedì ed è fondamentale che trovino un testo ambizioso su cui discutere, ma nella realtà su come raggiungere gli obiettivi non c’è ancora consenso tra i partecipanti al vertice.

E, intanto, come sarebbe bello se – almeno – se ne parlasse.

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Fonte: UN Environment Programme / IUCN

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