L’invecchiamento della popolazione accentua la crisi climatica e uno studio spiega perché

Quali implicazioni ha la crescita demografica mondiale per le emissioni climalteranti? E quali sono le possibili conseguenze dell’invecchiamento della popolazione in Europa per gli obiettivi climatici dell’Unione europea? Lo studio che dimostra come demografia sia intimamente correlata all'adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici

Le dinamiche demografiche riescono a influire sul cambiamento climatico? Ed è possibile mettere in atto mitigazioni più efficaci degli effetti della crisi in atto sulla popolazione? A queste domande tenta di rispondere la nuova relazione “Demography and climate change – EU in the global context” pubblicata dal Centro di ricerca (Joint Research Centre, JRC) di Ispra della Commissione europea.

La crescita demografica rimane una delle cause principali della produzione di emissioni. Allo stesso tempo, tassi di crescita della popolazione e livelli di emissioni di gas a effetto serra nei diversi Paesi sono fortemente disallineati. Come è possibile?

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I principali responsabili delle emissioni sono le regioni in cui la crescita della popolazione si è ormai fermata o è rallentata. La maggior parte della crescita demografica mondiale si sta invece verificando nelle regioni del mondo che attualmente registrano le emissioni più basse e sono meno responsabili delle emissioni passate.

Cosa comporta tutto ciò? Che i principali responsabili delle emissioni dovranno garantire tagli netti e rapidi, mentre i Paesi con le emissioni più basse ma con un’elevata crescita demografica avrebbero bisogno di sostegno per trovare modi di crescita che evitino forti aumenti delle emissioni.

Per elaborare politiche climatiche e ambientali efficaci è importante capire il modo in cui i cambiamenti demografici incidono sulle emissioni e il modo in cui cambiamenti climatici e degrado ambientale influenzano i diversi gruppi di popolazione. La relazione del Centro comune di ricerca fornisce informazioni preziose sulla relazione tra popolazione umana e cambiamenti climatici e contribuirà a garantire che le nostre politiche siano ben concepite per affrontare la mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento agli stessi, sottolinea Dubravka Šuica, vicepresidente della Commissione con delega alla Democrazia e alla demografia.

Secondo il report, inoltre, sarebbero urgenti anche politiche che cerchino soluzioni per le diverse fasce di popolazione e di età, come le persone anziane o con un basso reddito.

La curva demografica – spiega Anne Goujon, programme director all’International institute for applied systems analysis – si muove da una situazione che incrocia alta natalità e mortalità verso una in cui questi indici si riducono. In altre parole, nell’ultimo quarto di questo secolo la popolazione globale è destinata a calare.

popolazione clima

©JRC

Agli scienziati, quindi, il compito di capire cosa accadrà nei prossimi cinquant’anni, dal momento che molti Paesi hanno già imboccato la curva discendente, come l’Italia, e sono tra quelli con un’economia sviluppata e che hanno già iniziato a ridurre la quantità di CO2 immessa in atmosfera.

Metà dei paesi del mondo, la parte più povera del pianeta, è responsabile di appena il 15% delle emissioni, dice Šuica. E se più persone significa più emissioni, cosa succederà nel prossimo mezzo secolo in paesi come il Niger, dove il tasso di fertilità, pur in calo negli ultimi 40 anni, nel 2021 era ancora pari a 6,8 figli per donna?

Secondo Goujon sono 3 gli elementi di incertezza: il primo riguarda il tempo necessario per la transizione dall’alta alla bassa fertilità nei Paesi in via di sviluppo, il secondo la diffusione dei tassi di fertilità estremamente bassa (come quello della Corea del Sud, pari nel 2021 a 0,8 figli per donna), il terzo l’evoluzione dell’aspettativa di vita.

fertilità

©JRC

Dal rapporto, quindi, si evince un dato fondamentale: le persone più anziane sono intrappolate in pattern di comportamento legati a emissioni più alte: in futuro, gli over 65 saranno responsabili di oltre il 40% delle emissioni.

Risultato? A livello globale, mentre la crescita della popolazione implica quasi per definizione emissioni più elevate, almeno nel breve termine, l’inerzia intrinseca nei processi demografici implica che le soluzioni per ridurre le emissioni debbano provenire dalla riduzione delle disuguaglianze, dall’ecologizzazione dell’economia e da un cambiamento dei consumi piuttosto che da interventi sulla fertilità. A livello europeo, il rapporto rileva che – sebbene in termini assoluti gli anziani emettano meno – hanno emissioni pro capite più elevate, perché una quota maggiore delle loro emissioni è concentrata in articoli di consumo ad alta intensità di carbonio.

Vere e proprie differenze intergenerazionali nei consumi e negli atteggiamenti, quindi, che aggiungono una nuova sfida alla già pressante urgenza di ridurre le differenze di responsabilità per le emissioni legate al reddito.

QUI il rapporto completo.

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Fonte: JRC

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