Obiettivo dell’ingegneria climatica sarebbe tentare di evitare le peggiori conseguenze del cambiamento climatico, ma un nuovo studio dimostra per la prima volta la riduzione e addirittura l’inversione dei benefici di una strategia di schiarimento delle nuvole man mano che le condizioni climatiche cambia
Le nuove tecniche di modifica delle nuvole utilizzate per raffreddare il clima in California potrebbero spingere ondate di caldo verso l’Europa. Ovvero: se il riscaldamento globale raggiungesse i 2°C rispetto a quello preindustriale entro il 2050, il mutamento scientifico delle nubi potrebbe riscaldare maggiormente quasi tutta l’Europa, tranne la penisola iberica.
A dirlo è un team di ricercatori dell’Università della California, San Diego, che in una nuova ricerca avrebbero dimostrato aumenti di temperatura maggiori in Scandinavia, Europa centrale ed Europa orientale, concludendo che il problema è che, se il riscaldamento del Pianeta continua al ritmo attuale, la strategia di geoingegneria non solo smetterà di funzionare, ma potrebbe anche iniziare ad avere effetti del tutto inversi.
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Risultati, quindi, alquanto preoccupanti perché non esiste, almeno per il momento, quasi nessuna regolamentazione in vigore per questo tipo di modificazione climatica locale e le conseguenze potrebbero essere difficili da prevedere.
Il nostro studio fornisce la prima prova che gli interventi climatici regionali che oggi sembrano promettenti per la gestione del rischio climatico potrebbero diventare inefficaci man mano che il clima continua a cambiare, spiega dai fatto Kate Ricke, coautrice dello studio.
La tecnica dello “schiarimento delle nuvole marine” e lo studio
Si tratta della Marine Cloud Brightening (MCB), o “schiarimento delle nuvole marine”, che consiste nell’iniettare particelle di sale marino nell’atmosfera per rendere le nuvole più luminose e riflettenti per un assunto molto semplice:più luce riflessa, meno calore assorbe la Terra.
Ma ora il nuovo studio ha simulato l’applicazione dell’MCB su vasta scala nel Pacifico settentrionale, mostrando una riduzione fino al 55% del rischio di ondate di calore in alcune parti degli Stati Uniti occidentali. Bene ma non benissimo, se si considera che ciò porterebbe a drastiche riduzioni delle precipitazioni, non solo negli USA ma anche in regioni remote come il Sahel africano, e a ondate di calore estremo in Europa.
Il riscaldamento che ricaviamo dai modelli matematici è particolarmente elevato in Scandinavia, nell’Europa centrale e orientale, spiega Katharine Ricke. Sorprendentemente, potrebbero addirittura finire per aumentare il rischio a causa della complessità del sistema climatico di cui non abbiamo una comprensione perfetta.
In pratica, gli scienziati hanno utilizzato simulazioni del clima del 2010 e proiezioni per il 2050 e, confrontandole, sono stati in grado di mostrare l’impatto che un progetto MCB per raffreddare gli Stati Uniti occidentali potrebbe avere sul resto del globo.
Hanno utilizzato due località nell’Oceano Pacifico settentrionale, una in una regione temperata vicino all’Alaska e un’altra in una regione subtropicale vicino alla California, entrambe destinate a ridurre il rischio di caldo estremo sulla costa occidentale degli Stati Uniti e – alle condizioni climatiche attuali – hanno scoperto che l’MCB riduce il rischio di caldo estivo estremo in alcune parti degli Stati Uniti occidentali fino al 55%. Ma ha ridotto drasticamente le precipitazioni sia in questa regione che in altre parti del mondo come il Sahel in Africa.
Gli autori dello studio concludono che ciò sarebbe il risultato del rallentamento della Circolazione Meridionale dell’Atlantico o AMOC, un nastro trasportatore oceanico globale che fa circolare l’acqua da nord a sud e ritorno in un lungo ciclo all’interno dell’Oceano Atlantico.
Insomma, i controlli artificiali del clima potrebbero diventare inefficaci a causa dei cambiamenti climatici. Dunque geoingegneria sì o no?
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