La tragedia della Marmolada non è solo un disastro annunciato, ma anche un grido d’allarme rimasto per troppi anni inascoltato

Più 10 gradi non è la normalità a più di 3mila metri. Un’ondata di caldo che non ha risparmiato nemmeno le vette più alte. Lo si sapeva? Certo. E il bello è che gli esperti già avvertono: i ghiacciai delle Alpi sono in una traiettoria di fusione oramai irreversibile

Solo pochi anni fa la scioccante constatazione: al ghiacciaio della Marmolada rimangono appena 15 anni di vita, mentre oggi si contano i danni in termini di vite umane dopo il distacco di un blocco di ghiaccio. Gli effetti della crisi climatica non sono più così lontani, ma li tocchiamo ormai con mano ogni giorno. Può bastare per prendere seri provvedimenti o perdiamo altro tempo?

Già, perché anche quella della Marmolada è tutta cronaca di una tragedia annunciata: solo per quanto riguarda questa zona – Patrimonio dell’Unesco – nel 2019 il CNR ci diceva che il ghiacciaio sarebbe scomparso entro 25 anni (stessa sorte toccherà a molti altri ghiacciai dell’0arco alpino). 25 anni che sono inesorabilmente scesi a 15 nel 2020, secondo le ultime previsioni dei glaciologi dell’Università di Padova.

La Marmolada è conosciuta da tutti come la Regina delle Dolomiti: con i suoi 3.342 metri è la più alta vetta di queste maestose montagne. Magnifica e immensa, si estende su una superficie compresa tra la Valle del Cordevole, la Valle del Biois, la Val San Pellegrino e la Valle dell’Avisio. Ma anche lei, purtroppo, è vittima del riscaldamento globale in atto.

In soli 10 anni il ghiacciaio della Marmolada ha ridotto il suo volume del 30%, mentre la diminuzione areale è stata del 22%. Così si legge in uno studio, del 2019, condotto da un team di ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), delle Università di Genova e Trieste, dell’Università gallese di Aberystwyth e dall’ARPA Veneto, che ha messo a confronto due rilievi geofisici sul ghiacciaio effettuati nel 2004 e nel 2015.

Secondo il Soccorso Alpino, la massa di materiale che si è staccato dal ghiacciaio è scesa da una velocità di 300 chilometri all’ora. Una parte consistente del ghiacciaio è ancora attaccata alla montagna e si tratterebbe di un fronte di ghiaccio di 200 metri con un’altezza di 60 metri e profondità di 80 metri, il tutto a 45 gradi di pendenza. Il materiale che si è staccato è invece esteso su un fronte di 2 chilometri sulla via normale ad un’altezza di circa 2.800 metri.

Perché è accaduto tutto ciò? Perché il clima, soprattutto al di sopra dei 3.500 metri di quota, è ormai in forte disequilibrio e perché, quindi, anche i ghiacciai sono in forte sofferenza. I terreni carsici della Marmolada, nello specifico, sono irregolari e formata da dossi e rilievi, per cui se il ghiaccio si scioglie gradualmente, le aree in rilievo affiorano, diventando fonti di calore interne al ghiacciaio stesso. Se a ciò si unisce il fatto che la neve e il ghiaccio sono bianchi e riflettono molta radiazione solare, mentre la roccia, più scura, ne riflette di meno, questo connubio accelera la fusione.

Gli esperti avvertono: questi eventi sono probabilmente destinati a ripetersi. Col clima attuale il destino dei ghiacciai e di tutti noi è praticamente segnato.

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