La devastazione dell’uragano Helene, sotto i nostri occhi, ci racconta come l’anomalia degli eventi meteo estremi diventa routine

Si tratta del terzo uragano a colpire la costa orientale degli States negli ultimi 13 mesi. Le temperature della superficie del mare, lungo il percorso di Helene, hanno raggiunto 31 °C, fino a 4° superiori alla norma. Un aumento, indotto dal cambiamento climatico, che ha amplificato gli effetti dell'evento meteo estremo

L’uragano Helene si è abbattuto sul sud-est degli Stati Uniti con una furia inaudita, lasciando dietro di sé una scia di morte e distruzione.

Dopo aver travolto la Florida lo scorso giovedì, ha raggiunto rapidamente la Georgia, per poi proseguire la sua corsa inarrestabile in Carolina del Nord, Carolina del Sud, Tennessee, Alabama, Kentucky e Virginia.

Il bilancio delle vittime, in costante aggiornamento, ha superato quota 100, con la Carolina del Nord tra i Paesi più convinto da questo evento meteo estremo. Case rase al suolo, strade allagate, milioni di persone senza elettricità: lo scenario è poco rassicurante. Ma Helene non è un caso isolato. È l’ennesimo uragano in una stagione che sembra non avere fine.

Helene ha agito a settembre, un mese che tradizionalmente non è associato a questi eventi, testimoniando come, ancora una volta, il riscaldamento globale stia alterando gli equilibri climatici, rendendo le stagioni meno definite e gli uragani più imprevedibili. L’acqua calda del Golfo del Messico, alimentata dalle temperature record di quest’anno, ha agito come un carburante per Helene, amplificandone la potenza distruttiva.

Il cambiamento climatico, con l’aumento delle temperature degli oceani, sta alimentando questi mostri meteorologici, rendendoli più intensi e imprevedibili.

Un’eccezione che diventa la norma

Helene si è formato in un Golfo del Messico più caldo del solito, in cui le temperature superficiali hanno raggiunto i 31°C, ben al di sopra della norma. Secondo Brian McNoldy, ricercatore associato senior dell’ University of Miami Rosenstiel School of Marine, Atmospheric, and Earth Science, questa anomalia termica, alimentata dal cambiamento climatico, ha trasformato Helene in una bomba a orologeria.

La tempesta si è abbattuta sulla Florida come un uragano di categoria 4, per poi spostarsi rapidamente attraverso la Georgia, le Caroline e il Tennessee, scaricando piogge torrenziali e provocando inondazioni devastanti.

“La violenza dei cicloni tropicali dipende soprattutto dall’alimentazione di energia dal basso. Helene, in particolare, è stato alimentato molto dalle acque calde del Golfo del Messico. La violenza intensa di questo ciclone è dovuta alla presenza di un mare molto caldo. In generale, negli ultimi anni, la temperatura superficiali degli oceani è aumentata è questo può originare cicloni e uragani più violenti nell’Atlantico”, ha confermato ai microfoni di GreenMe Antonello Pasini, fisico climatologo del Cnr.

“Studi recenti – ha continuato Pasini – ci dicono che questi cicloni tendono ad essere più lenti, persistendo più a lungo sullo stesso territorio, e quindi scaricando maggiori precipitazioni. Un altro aspetto che si è notato è che la perdita di intensità di questi uragani, quando raggiungono il suolo, è rallentata. La combinazione di questi aspetti può dar vita a cicloni più intensi“.

Le immagini della devastazione

Le immagini satellitari dell’International Space Station così come quelle che arrivano dalle zone colpite sono impressionanti. Case ridotte a cumuli di macerie, alberi sradicati, strade trasformate in fiumi in piena.

A Keaton Beach, in Florida, il 90% delle abitazioni è andato perduto. Ad Asheville, nella Carolina del Nord, l’inondazione ha messo in ginocchio la città, isolando intere comunità.

La risposta all’emergenza

Il presidente Biden ha dichiarato lo stato di emergenza in sei stati, mobilitando la Federal Emergency Mgmt Agency (FEMA) e stanziando fondi federali per l’assistenza alle popolazioni colpite. Ma la ricostruzione sarà lunga e costosa. Moody’s Analytics stima danni per 15-26 miliardi di dollari, mentre AccuWeather parla di una cifra tra i 95 e i 110 miliardi.

Helene è un monito per tutti noi. È il momento di agire.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook