Siccità, trombe d'aria, caldo estremo: tutti questi fenomeni, che non pensavamo ci potessero interessare in prima persona, hanno iniziato a colpire anche il nostro Paese (e a influenzare negativamente le nostre esistenze). Sono i campanelli d'allarme della crisi climatica che si aggrava sempre di più, ma che abbiamo a lungo ignorato.
“Capire cosa esattamente sta succedendo al clima attuale è sempre più importante perché i cambiamenti iniziano ad incidere concretamente sulla vita di tutti i giorni, sulle attività economiche fino al singolo cittadino, passando per l’inasprimento dei fenomeni migratori”: sono queste le parole di Gianmaria Sannino, responsabile Laboratorio ENEA di Modellistica climatica e impatti.
Le soffocanti ondate di calore che stanno colpendo il nostro Paese (ma non solo) e l’emergenza idrica causata dalla siccità sono soltanto gli ennesimi campanelli di allarme di una crisi climatica in atto, che tanti hanno preferito ignorare. Stiamo facendo i conti con temperature estreme, che forse mai avremmo mai immaginato e l’estate è appena iniziata.
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Fenomeni che ci sembravano lontani adesso ci toccano in prima persona
Fino a qualche anno fa le notizie relative al caldo estremo in zone del mondo come l’Iraq e l’India ci sfioravano appena, così come le gravi siccità che hanno colpito nazioni come l’Etiopia, il Ciad e la Somalia, che hanno messo in ginocchio milioni di persone, costringendole a lasciare le loro case e a morire di fame.
Ma da qualche tempo tutti questi fenomeni drammatici, che prendevamo a malapena in considerazione, hanno iniziato a toccarci da vicino e anche i più scettici (ahinoi non tutti!) hanno aperto gli occhi, rendendosi conto che la crisi climatica è la più grande sfida del nostro tempo e che sta stravolgendole nostre vite.
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“È opportuno definire quantitativamente i fenomeni in corso per capirne le cause e prevederne gli sviluppi, focalizzandosi sugli oceani che ricoprono circa il 70% della superfice terrestre per pianificare e gestire i servizi ecosistemici e lo sviluppo sostenibile” sottolinea Sannino, che insieme ai colleghi dell’ENEA lancia l’allarme per il Mediterraneo.
Ad essere rovente, infatti, non è solo la superficie terrestre del nostro Paese (in Sardegna qualche giorno fa sono stati registrati 51°C, come mostrano le immagini satellitari del programma europeo Copernicus), ma anche il “mare nostrum”.
Da maggio è stato colpito da un’eccezionale ondata di calore ed è stato registrato un aumento della temperatura della superficie marina di circa 4°C rispetto alla media del periodo 1985-2005, con picchi superiori a 23°C. A rivelarlo gli scienziati che hanno portato avanti il progetto CAREHeat (deteCtion and threAts of maRinE Heat waves) finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), al quale ha partecipato anche l’ENEA e il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche).
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Come la crisi climatica ha cambiato (e continuerà a cambiare) le nostre esistenze
No, la crisi climatica non ha effetti esclusivamente sull’ambiente. Ha una serie di impatti deleteri sulle nostre esistenze. Una delle conseguenze a cui ci stiamo abituando sempre di più sono le ondate più frequenti di calore, che ci lasciano letteralmente senza respiro e che influenzando negativamente il nostro benessere, a partire dalla qualità del sonno.
“Per quanto riguarda gli impatti sulla salute umana, in particolare, l’esposizione a temperature elevate è associata a crampi da calore, sincope da calore, esaurimento da calore e colpi di calore, soprattutto tra gli anziani e soggetti con affetti da patologie cardiovascolari e respiratorie” spiegano i ricercatori del Climate and Atmosphere Research Center (CARE-C) del Cyprus Institute e del Max-Planck-Institut für Chemi, che lo scorso anno hanno pubblicato una ricerca che spiega che in un futuro non molto lontano in regioni come il Nord Africa e il Medio Oriente le temperature potrebbero arrivare fino a 56°C nelle aree urbane.
Gli stravolgimenti climatici stanno portando anche ad un’impennata di eventi meteorologici estremi: inondazioni, uragani e trombe d’aria, che seminano morte e devastazione, mentre tra qualche decennio l’innalzamento del livello del mare potrebbe mettere a rischio città come Venezia e Genova.
Inoltre, l’assenza di piogge e le ondate di calore renderanno sempre più frequenti i periodi di siccità (come quelli che stiamo sperimentando in Italia), lasciando a secco tantissime persone e provocando gravi conseguenze all’agricoltura e agli ecosistemi. In Paesi come l’Etiopia la siccità sta causando conflitti fra esseri umani e animali selvatici, rimasti senza cibo.
E la situazione è destinata ad aggravarsi. Entro il 2050, infatti, secondo le previsioni dell’Onu la desertificazione potrebbe colpire oltre il 75% della popolazione mondiale: da 4,8 a 5,7 miliardi di persone potrebbero vivere in aree con carenza d’acqua per almeno un mese all’anno e ben 216 milioni di persone si ritroverebbero costrette a lasciare casa.
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Fonti: ENEA/ONU