Lo scorso anno, le emissioni di gas serra hanno raggiunto un nuovo picco, con la concentrazione di anidride carbonica che ha toccato le 420 parti per milione. Due studi dell'Organizzazione meteorologica mondiale e del Programma delle Nazioni Unite hanno rivelato un aumento senza precedenti degli inquinanti atmosferici e il fallimento nell'attuare politiche climatiche efficaci. Il WWF chiede un cambio di rotta urgente in vista della Conferenza sul Clima
Dopo un’estate di incendi e ondate di calore senza precedenti e un autunno che ha visto diverse aree d’Italia vittime di alluvioni, il nuovo rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ci racconta che le emissioni di gas serra, causa del cambiamento climatico, hanno raggiunto nel 2023 livelli record.
Nello specifico, la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera ha toccato le 420 parti per milione, segnando un incremento del 10% rispetto a 20 anni fa. Questo incremento è il risultato di un uso persistente e “ostinatamente elevato” di combustibili fossili, dunque petrolio, gas e carbone, aggravato da incendi boschivi sempre più frequenti e intensi.
Celeste Saulo, segretaria generale dell’OMM, ha sottolineato che si tratta di dati che dovrebbero suonare come campanelli d’allarme per i decisori politici: “Siamo chiaramente fuori strada per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a ben al di sotto dei 2°C“. La realtà è che ogni frazione di grado di aumento della temperatura ha conseguenze tangibili sulle vite di milioni di persone e sugli ecosistemi del Pianeta.
Nel dettaglio, oltre alla CO2, anche le concentrazioni di metano e protossido di azoto hanno mostrato aumenti significativi: il metano ha raggiunto 1.934 parti per miliardo, un incremento del 165% rispetto ai livelli preindustriali, mentre il protossido di azoto ha toccato 336,9 parti per miliardo, con un aumento del 25%. Questi dati tracciano un quadro inquietante di un pianeta in pericolo.
L’OMM avverte che il riscaldamento globale potrebbe innescare feedback climatici critici. Incendi boschivi più intensi liberano carbonio, mentre oceani più caldi assorbono meno CO2, oltre a dar vita a eventi meteo estremi, creando un circolo vizioso che amplifica gli effetti del cambiamento climatico. Glen Peters, scienziato del clima, ha confermato: “I dati mostrano che non stiamo facendo molti progressi nella riduzione delle emissioni”.
In parallelo, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente ha rilasciato il suo rapporto “Emissions Gap Report 2024”, evidenziando che gli attuali piani climatici nazionali porterebbero a una riduzione delle emissioni di solo il 2,6% entro la fine del decennio, ben lontano dagli obiettivi necessari per prevenire conseguenze catastrofiche. Joeri Rogelj, climatologo all’Imperial College di Londra, ha affermato: “I livelli record di CO2 sono la conseguenza logica delle emissioni che continuano a essere immesse nell’atmosfera dalle nostre economie”.
Alla vigilia della COP29, che si terrà a Baku (Azerbaijan) dall’11 al 22 novembre, il WWF ha chiesto ai governi di rivedere al rialzo i loro impegni climatici e di aumentare i finanziamenti per il clima.
Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, ha avvertito: “L’inalterata crescita delle emissioni di gas serra porta a eventi meteorologici estremi più gravi e a rischi economici sempre più elevati”. Le politiche attuali, ha sottolineato, sono insufficienti e non possono garantire un futuro sicuro per il Pianeta. “Oggi i veri nemici dell’umanità sono gli inattivisti climatici e coloro che non cercando di fermare la perdita di biodiversità”.
È chiaro che l’inazione comporta costi altissimi, non solo per gli obiettivi climatici, ma anche per la salute e il benessere di tutti gli esseri viventi. Per questo, il WWF ha esortato in una nota tutti i Paesi a stabilire obiettivi chiari di riduzione delle emissioni e a garantire che le misure siano supportate da finanziamenti adeguati.
La questione climatica è un problema globale che richiede azioni concrete. Le soluzioni esistono ma senza un impegno collettivo immediato e coordinato, il rischio è quello di superare limiti che non possiamo permetterci di oltrepassare.
Se è vero che il 2023 ha segnato e rappresentato un punto critico nella lotta contro il cambiamento climatico, è altrettanto vero che la strada verso un futuro sostenibile è ancora percorribile, a patto che ci impegniamo in una mobilitazione senza precedenti.
La COP29 rappresenterà il banco di prova per capire se, anche questa volta, sciuperemo una preziosa occasione per ripensare le nostre strategie e intraprendere azioni decisive per affrontare l’attuale crisi climatico-ambientale.
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