La nostra atmosfera registra un buco record nello strato di ozono. Colpa di un inverno particolarmente freddo nel continente antartico
Anche quest’anno la nostra atmosfera registra un buco record nello strato di ozono. Colpa di un inverno particolarmente freddo nel continente antartico
Il buco nello strato di ozono sopra l’Antartide quest’anno ha raggiunto la sua massima espansione lo scorso 7 ottobre: si tratta del tredicesimo più grande dal 1979, secondo i ricercatori della National Oceanic and Atmospheric Administration, l’agenzia federale statunitense che si interessa di oceanografia, meteorologia e climatologia. Il buco quest’anno si è sviluppato in modo simile a quello dell’anno scorso: un inverno più freddo del solito nell’emisfero sud ha portato a un buco più grande della media nello strato di ozono, che probabilmente persisterà fino a novembre o addirittura dicembre.
Ciò che noi chiamiamo “buco nell’ozono” è in realtà l’assottigliamento dello strato protettivo di ozono nella stratosfera (la parte più alta dell’atmosfera terrestre), che si manifesta sopra il continente antartico ogni anno a partire dal mese di settembre. Cloro e bromo derivanti dalle attività umane vengono rilasciati nell’atmosfera da reazioni fra le nuvole polari ad alta quota: queste reazioni chimiche iniziano a distruggere lo strato di ozono quando il sole sorge sull’Antartide alla fine dell’inverno.
I ricercatori del NOAA e della NASA ogni anno osservano e misurano le dimensioni di questo buco attraverso le immagini scattate dai satelliti. Quest’anno le osservazioni satellitari hanno evidenziato che il buco nell’ozono ha raggiunto un’ampiezza record di 24,8 milioni di chilometri quadrati – per intenderci, le dimensioni del Nord America – prima di iniziare a ridursi a metà ottobre. I ricercatori, inoltre, hanno misurato lo spessore dello strato di ozono attraverso il lancio di palloni-sonda trasportanti uno strumento chiamato ozonosonda, in grado di misurare le variazioni nelle concentrazioni di ozono all’interno della stratosfera.
Anche se il buco dell’ozono registrato quest’anno è di molto superiore alla media, esso è sensibilmente più piccolo rispetto a quelli misurati alla fine degli anni ’90 o nei primi anni 2000. Questo grazie agli effetti positivi dell’applicazione del Protocollo di Montreal, che ha messo al bando le sostanze chimiche che maggiormente danneggiano lo strato di ozono sopra le nostre teste: i clorofluorocarburi (CFC). Se i livelli di tali sostanze oggi fossero alti come quelli che si registravano all’inizio del millennio, quest’anno il buco nell’ozono sarebbe stato più largo di circa 4 milioni di chilometri quadrati.
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Fonte: NOAA
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