Il 2023 è stato l’anno più caldo anche per gli oceani: la ‘febbre” dei mari tocca un nuovo record

Lo scorso anno abbiamo collezionato una serie di drammatici record: a raggiungere temperature elevatissime anche gli oceani. A destare particolare preoccupazione il Mediterraneo che, diventando sempre più bollente, salato e inospitale per la vita, sta perdendo la sua azione mitigratrice sul clima

Il 2023 è stato un anno da dimenticare, soprattutto sul fronte climatico. La temperature non sono mai state così elevate da quando, nel 1850, sono iniziati i rilevamenti. Il riscaldamento globale galoppa a ritmi sempre più veloci e insostenibili: il nostro Pianeta sta per superare la soglia cruciale di 1,5°C tanto temuta dagli scienziati.

A registrare un record allarmante anche i nostri mari e oceani (fra cui spicca il Mediterraneo), diventati bollenti e di conseguenza anche più salati. A confermarcelo è lo studio New Record Ocean temperatures and related climate indicators in 2023, pubblicato di recente sulla rivista Advances in Atmospheric Science e condotto da un team internazionale, a cui hanno preso parte anche l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA).

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I dati emersi destano non poca preoccupazione: nel corso del 2023, infatti, la temperatura delle acque oceaniche (che ricoprono il 70% del pianeta e assorbono circa il 90% del calore causato dal riscaldamento globale) ha subito un incremento di un valore compreso tra gli 8 (secondo il calcolo NOAA) e i 15 (calcolo di IAP-CAS) ZettaJoule rispetto all’anno precedente, nello strato compreso tra 0 e 2000 metri di profondità.

Per rendersi conto della portata della situazione bisogna immaginare che 1 ZettaJoule equivale al doppio della quantità di energia che serve ogni anno per alimentare l’economia di tutto il mondo.

oceani febbre 2023

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Il Mediterraneo sempre più bollente e l’influenza di El Niño

Come mostrato dalla ricerca, sono state riscontrate importanti anomalie nelle temperature oceaniche, anche a livello più superficiale, riconducibili all’arrivo di El Niño, fenomeno periodico che ha contribuito al riscaldamento del Pianeta.

Le acque complessivamente più calde prodotte dalla combinazione di questi fattori possono modificare l’andamento meteorologico a livello mondiale. – chiariscono gli scienziati dell’Ingv e dell’ENEA – In particolare, la variazione di precipitazioni atmosferiche e l’evaporazione delle acque superficiali alterano la salinità dell’oceano, per cui le aree salate continuano a divenire sempre più salate e le aree con acqua più dolce continuano a diminuire la loro salinità, con conseguenze dirette sulla vita marina, sulle correnti oceaniche e sulle interazioni con l’atmosfera.

Le acque meno dense, calde e meno salate tendono a rimanere in superficie e dunque non sono capaci in grado di trasportare calore, anidride carbonica e ossigeno negli strati più profondi. In questo caso si parla di “acque stratificate”; com’è intuibile, ciò porta a pesanti conseguenze all’ecosistema oceanico. Secondo quanto venuto fuori dalla ricerca, nell’ultimo anno anche la stratificazione è risultata ulteriormente incrementata rispetto al 2022.

A causa delle acque oceaniche più calde, calore e umidità in eccesso entrano nell’atmosfera a causa dell’evaporazione delle acque superficiali, rendendo le tempeste più violente, con piogge e venti più forti e, quindi, con un maggior rischio di inondazioni, anche sul territorio italiano.

Sorvegliato speciale è stato il Mar Mediterraneo, che nel 2023 si è confermato il bacino che tende a riscaldarsi sempre più velocemente. Lo scorso hanno le sue acque hanno toccato il valore più elevato da quando sono stati avviati i monitoraggi.

mediterraneo caldo 2023

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Nel 2023 INGV ed ENEA hanno continuato, nell’ambito del progetto MACMAP finanziato da INGV, a raccogliere su base stagionale i dati della temperatura delle acque del Mediterraneo, in particolare dei Mari Ligure e Tirreno lungo la tratta Genova-Palermo, grazie alla collaborazione con la compagnia di navigazione Grandi Navi Veloci (GNV)” – chiarisce Simona Simoncelli, ricercatrice INGV e co-autrice dello studio. – L’analisi di questi dati di temperatura, nonché di quelli raccolti a 400 metri di profondità dalla boa del CNR-ISMAR nel Canale di Sicilia, indica a partire dal 2013 un chiaro riscaldamento nello strato delle acque comprese tra i 150 e i 450 metri di profondità, estesosi poi alle acque più profonde (fino a 700 metri) e più settentrionali.

In questo caso tra il 2013 e il 2016 il riscaldamento è stato superiore a 0.4 °C, seguito da una leggera diminuzione e da un periodo stazionario. La temperatura delle acque ha ripreso ad aumentare dal 2021, raggiungendo il suo record, per il momento, a settembre 2023”.

Leggi anche: Il Mar Mediterraneo è più caldo che mai: registrate temperature record di 28,71 gradi

La febbre del Mediterraneo è un chiaro sintomo della crisi climatica in atto. Questa situazione avrà inevitabilmente delle conseguenze non solo sulla vita marina, ma anche su quella delle popolazioni dei Paesi che si affacciano sul bacino, in particolare sull’agricoltura, la pesca e il meteo. Più le sue acque sono calde, meno anidride carbonica riuscirà ad assimilare: in questo modo, il Mediterraneo non riuscirà ad esercitare un’azione mitigatrice, combattendo il caldo presente nell’atmosfera. Un terribile circolo vizioso.

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Fonte: Advances in Atmospheric Sciences 

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