Non solo ghiacciai alpini: anche quelli del Polo Nord e Sud si stanno sciogliendo a ritmi molto veloci. E in Antartide è stato da poco battuto un record negativo: a luglio l'estesione di ghiaccio è ben 1,14 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media del periodo che va dal 1981 al 2010
Il collasso di una parte del ghiacciaio della Marmolada (che ha causato 11 vittime) è un chiaro sintomo degli stravolgimenti climatici in atto. A causa dell’emergenza caldo e della conseguente siccità che sta affliggendo l’Europa negli ultimi mesi, le Alpi sono sofferenti così come i Pirenei. Ma la situazione non è affatto migliore al di fuori del Vecchio Continente.
Una delle aree maggiormente colpite dalla crisi climatica è l‘Antartide. Qui in questi giorni l’estensione del ghiaccio marino ha raggiunto livelli record negativi per questo periodo dell’anno, come confermato dal monitoraggio svolto dal National Snow and Ice Data Center.
La preoccupante situazione in Antartide
Al Polo Sud la situazione è piuttosto inquietante. Il 17 luglio, infatti, l’estensione del ghiaccio marino antartico era pari a 14,80 milioni di chilometri quadrati circa, ovvero 240.000 chilometri quadrati al di sotto del precedente record giornaliero minimo stabilito nel 2017 e 1,14 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media del periodo che va dal 1981 al 2010.
Quasi tutte le regioni costiere dell’Antartide sono al di sotto della media, con i mari di Amundsen e Bellingshausen che mostravano perdite maggiori. – evidenziano gli esperti – Anche l’estensione del ghiaccio lungo il margine settentrionale dei settori di Weddell e Dronning Maud e la regione vicino all’Amery Ice Shelf è molto al di sotto della media.
A lanciare l’allarme su una deglaciazione senza precedenti in Antartide, la più preoccupante degli ultimi 5.000 anni, è stato anche un recento studio guidato dalla University of Maine e pubblicato sulla rivista Nature Geoscience.
Secondo quanto emerso dalle analisi condotte, i due principali ghiacciai antartici Thwaites (con i suoi 120 km di diametro e 192.000 km quadrati di superficie è il più grande della Terra) e Pine Island si stanno sciogliendo a una velocità impressionante mai registrata finora e questa situazione porterà inevitabilmente ad un significativo innalzamento del livello del mare nei prossimi secoli.
Nell’Artico lo scenario è meno drammatico (almeno per ora)
Se la situazione al Polo Sud appare ormai fuori controllo, in Antartide al momento lo scenario è un po’ più roseo.
Il livello di diminuzione della copertura di ghiaccio durante la prima metà di luglio è stato molto simile alla media dal 1981 al 2010. Il dato realtivo al ghiaccio presente lo scorso 17 luglio è stato il più alto dal 2015 e il tredicesimo più basso da quando sono state avviate le misurazioni satellitari.
L’area in cui si registra una perdita più notevole ghiaccio finora è quella del mare di Laptev – spiegano gli scienziati – Questo dato è simile al modello degli ultimi due anni, ma molto meno estremo rispetto a quello osservato nel 2020 e nel 2021, quando l’estensione del ghiaccio marino di Laptev era pari o vicina a livelli record a giugno e luglio. Mentre estensione continua ad essere al di sotto della media nel Mare di Barents.
Purtroppo, però, non possiamo abbassare la guardia, visto che il Polo Nord è la regione del Pianeta dove il riscaldamento globale corre più velocemente. A preoccupare gli esperti non è soltanto l’innalzamento del livello del mare provocato dallo scioglimento dei ghiacciai e le conseguenze per gli ecosistemi e le popolazioni che vivono nelle aree costiere.
C’è un’altra importante questione da considerare: come evidenziato da un recente studio, il permafrost artico sta rilasciando nell’atmosfera enormi quantità di gas metano altamente inquinante, che potrebbe dare l’ennesimo colpo di grazia al Pianeta e frenare gli sforzi per combattere la crisi climatica.
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Fonte: National Snow and Ice Data Center
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