Un recente studio guidato dall’Università della California a Santa Barbara (Usa) ha mostrato che i fiumi atmosferici si sono spostati di circa 6-10 gradi verso i due poli negli ultimi quattro decenni. Questo sta provocando ondate di siccità ma anche di inondazioni, mettendo a rischio le risorse idriche di intere comunità (e modificando i modelli climatici di tutto il mondo). Ma cosa sono questi fiumi atmosferici?
Indice
I fiumi atmosferici si stanno spostando verso latitudini più elevate, e questo sta cambiando i modelli meteorologici in tutto il mondo. Lo mostra uno studio guidato dall’Università della California a Santa Barbara (Usa), che indica come questo shift stia provocando ondate di siccità ma anche di inondazioni, mettendo a rischio le risorse idriche di intere comunità.
Cosa sono i fiumi atmosferici e dove si trovano
Come spiega il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), i fiumi atmosferici sono regioni relativamente lunghe e strette nell’atmosfera, “simili” a fiumi nel cielo, che trasportano la maggior parte del vapore acqueo al di fuori dei tropici.
In generale questi possono variare notevolmente in termini di dimensioni e forza, ma il fiume atmosferico medio trasporta una quantità di vapore acqueo approssimativamente equivalente al flusso medio di acqua alla foce del fiume Mississippi. Quelli eccezionalmente forti possono però trasportare fino a 15 volte quella quantità.
Quando i fiumi atmosferici toccano terra, spesso rilasciano questo vapore acqueo sotto forma di pioggia o neve, e quelli che contengono le maggiori quantità di vapore acqueo e i venti più forti possono generare piogge e inondazioni estreme, indurre frane e causare danni catastrofici. Un esempio ben noto è il ‘Pineapple Express’, un forte fiume atmosferico in grado di portare l’umidità dai tropici vicino alle Hawaii fino alla costa occidentale degli Stati Uniti.
La California dipende dai fiumi atmosferici fino al 50% delle sue precipitazioni annuali, e una serie di quelli invernali può portare abbastanza pioggia e neve da porre fine a una siccità.
Ma non sono solo una questione “made in USA”, si formano in molte parti del mondo, tra cui le coste sudorientali e occidentali degli Stati Uniti, il sud-est asiatico, la Nuova Zelanda, la Spagna settentrionale, il Portogallo, il Regno Unito e il Cile centro-meridionale.
Perché lo spostamento dei fiumi atmosferici sta modificando il clima globale (ma anche i climi locali)
Secondo quanto riportato in questo nuovo lavoro, i fiumi atmosferici si sono spostati di circa 6-10 gradi verso i due poli negli ultimi quattro decenni, ed è già un enorme problema.
Lo spostamento sta aggravando la siccità in alcune regioni, intensificando le inondazioni in altre e mettendo a rischio le risorse idriche su cui molte comunità fanno affidamento – scrive su The Conversation Zhe Li, primo autore dello studio – Quando i fiumi atmosferici raggiungono l’estremo nord dell’Artico, possono anche sciogliere il ghiaccio marino, influenzando il clima globale
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Ciò che interessa in modo particolare gli scienziati del clima, è il comportamento collettivo dei fiumi atmosferici, comunemente osservati nelle zone extratropicali, tra le latitudini di 30 e 50 gradi in entrambi gli emisferi, che comprendono la maggior parte degli Stati Uniti continentali, l’Australia meridionale e il Cile
Uno spostamento nei fiumi atmosferici può avere grandi effetti anche sui climi locali. Nelle zone subtropicali, dove i fiumi atmosferici stanno diventando meno comuni, il risultato potrebbe essere siccità più lunghe e meno acqua.
Alle latitudini più elevate, i fiumi atmosferici che si spostano verso i poli potrebbero causare precipitazioni più estreme, inondazioni e frane in luoghi come il Pacifico nord-occidentale degli Stati Uniti, l’Europa e persino nelle regioni polari.
Nell’Artico, più fiumi atmosferici potrebbero accelerare lo scioglimento del ghiaccio marino, contribuendo al riscaldamento globale e influenzando la vita degli animali che dipendono dal ghiaccio.
A cosa è dovuto questo spostamento
Una delle ragioni principali di questo spostamento sono i cambiamenti nelle temperature della superficie del mare nel Pacifico tropicale orientale – spiegano gli scienziati – Dal 2000, le acque nel Pacifico tropicale orientale hanno avuto una tendenza al raffreddamento, che influenza la circolazione atmosferica in tutto il mondo. Questo raffreddamento, spesso associato alle condizioni di La Niña, spinge i fiumi atmosferici verso i poli
Le temperature della superficie del mare cambiano infatti nel corso dei mesi lungo l’equatore nell’Oceano Pacifico orientale. Quelle più calde del normale indicano la formazione di El Niño, quelle più fredde del normale La Niña.
Ma uno studio condotto in Australia nel 2023 indica anche che il riscaldamento globale causato dalle attività umane sta contribuendo a intensificare fenomeni atmosferici e oceanici come El Niño e La La Niña.
Non solo: il riscaldamento globale stesso aumenterà la frequenza e l’intensità complessiva dei fiumi atmosferici, perché un’atmosfera più calda può contenere più umidità.
Man mano che il mondo si riscalda, i fiumi atmosferici, e le piogge critiche che portano, continueranno a cambiare corso. Dobbiamo comprendere e adattarci a questi cambiamenti in modo che le comunità possano continuare a prosperare in un clima che cambia
Come ciò potrebbe cambiare mentre il pianeta continua a riscaldarsi è però attualmente meno chiaro. Lo studio indica come a questo punto sia necessario rivedere i modelli climatici.
Gli spostamenti sollevano importanti domande su come i modelli climatici prevedano i futuri cambiamenti nei fiumi atmosferici – conclude infatti lo scienziato – I modelli attuali potrebbero sottostimare la variabilità naturale, come i cambiamenti nel Pacifico tropicale, che possono influenzare significativamente i fiumi atmosferici. Comprendere questa connessione può aiutare i meteorologi a fare previsioni migliori sui futuri modelli di precipitazioni e sulla disponibilità di acqua
Il lavoro è stato pubblicato su Science Advances.
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Fonti: The Conversation / Science Advances / NOAASatellites/Youtube / NASA/Goddard Space Flight Center Scientific Visualization Studio/Youtube
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