Emilia-Romagna, emergenza nell’emergenza: 10mila persone rimaste senza acqua dopo la violenta alluvione

Mentre inizia la conta dei pesantissimi danni provocati dall'alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna e i Vigili del Fuoco e i volontari della Protezione Civile lavorano senza sosta, nel Ravennate migliaia di persone sono rimaste senza acqua

Sono immagini drammatiche quelle che giungono dall’Emilia-Romagna, in ginocchio per via della violenta alluvione che ha colto impreparata la popolazione. Dopo lunghi mesi di siccità, in molte aree della Regione nel giro di 48 ore è stata registrata la stessa quantità di pioggia che normalmente cade nel corso dei tre mesi primaverili. In quest’inferno di acqua e fango hanno perso la vita due persone: un 80enne, trascinato via con la sua bici a Castel Bolognese e un 78enne, rimasto ucciso da una frana.

Numerosi gli allagamenti e le frane avvenute in particolare nelle province di Ravenna e Bologna. A seguito dell’alluvione gli argini dei fiumi Sillaro (affluente del Reno) e Lamone si sono rotti, mentre per precauzione centinaia di abitanti sono stati evacuati.

E a Conselice, comune del Ravennate, è emergenza nell’emergenza: circa 10mila residenti sono attualmente senza acqua a causa dell’allagamento dei locali tecnici del potabilizzatore.

Sono disponibili tre autobotti che forniscono acqua potabile a Conselice, Lavezzola e San Patrizio e sono in arrivo forniture aggiuntive che saranno distribuite dai volontari. – ha fatto sapere la sindaca Paola Pula — Le scuole di ogni ordine grado oggi, venerdì 5 maggio, resteranno chiuse su tutto il territorio comunale. I tecnici di Hera sono al lavoro per riparare un guasto, ma non si conoscono i tempi di ripristino.

Alla luce dei gravi danni (la cui conta è appena inziata), ieri è stato diramato lo stato di emergenza per la Regione Emilia-Romagna. Finora i fondi stanziati per l’attuazione dei primi interventi ammontano a 10 milioni di euro, ma potrebbero diventare più cospicui. A pagare uno scotto altissimo il settore agricolo: migliaia di ettari di coltivazioni – come kiwi, susine, pere e mele – sono stati allagati, così come vivavi e macchinari. Come spiegato da Coldiretti, il lento deflusso dell’acqua rimasta nei frutteti finisce per soffocare le radici degli alberi fino a farle marcire con il rischio di far scomparire intere piantagioni che impiegheranno anni prima di tornare produttive.

Insomma, un dramma nel dramma in cui a fare da sfondo sono i cambiamenti climatici provocati dalle attività umane.

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Fonti: Protezione Civile/Paola Pula

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