Il riscaldamento globale causato dalle attività umane sta contribuendo a intensificare fenomeni atmosferici e oceanici come El Niño e La La Niña e nei prossimi decenni sarà sempre peggio, come emerge da uno studio condotto in Australia
Negli ultimi tempi i meteorologi parlano sempre più spesso di El Niño e La Niña, due fenomeni la cui frequenza e intensità sono destinate ad aumentare, con conseguenze pesanti sia sull’ambiente che sugli esseri umani. A metterlo nero su bianco è uno studio scientifico, frutto di cinque anni di lavori, appena pubblicato sulla rivista Nature Reviews Earth and Environment.
Dietro questo importante stravolgimento ci sarebbero proprio il riscaldamento globale provocato dalle emissioni di gas serra. Chiariamo innanzitutto, che con El Niño e la Niña si fa riferimento importanti fenomeni che descrivono la variabilità del clima nella zona dell’Oceano Pacifico: il primo porta ad un innalzamento delle temperature delle acque oceaniche, mentre durante il secondo – invece – l’Oceano si raffredda.
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Per la ricerca gli scienziati del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) hanno analizzato diverse simulazioni prodotte da 43 modelli climatici, confrontando quelle del periodo 1901-1960 con quelle riferite agli anni 1961-2020.
La maggior parte dei risultati ha mostrato un aumento della “variabilità” dell’oscillazione meridionale di El Niño dal 1960.– spiega il team di esperti – Abbiamo quindi esaminato le simulazioni climatiche nel corso di centinaia di anni prima che gli esseri umani iniziassero ad aumentare le emissioni di gas serra e le abbiamo confrontate con quelle successive al 1960. Questa analisi ha mostrato ancora più chiaramente la variabilità molto forte nell’oscillazione meridionale El Niño-Sud dopo il 1960, rafforzando la tesi secondo cui le emissioni di gas serra causate dall’uomo sono responsabili.
Secondo gli scienziati, questa forte variabilità ha contribuito a provocare una serie di fenomeni sempre più estremi: siccità, inondazioni, ondate di caldo, incendi boschivi e violente tempeste.
Anche se le emissioni di gas serra venissero tagliate e il riscaldamento globale fosse mantenuto a 1,5℃, secondo l’obiettivo prefissato dall’accordo di Parigi, possiamo aspettarci una maggiore frequenza per El Niño per un altro secolo. Questo perché l’Oceano Pacifico trattiene molto calore, che richiederà diversi decenni per dissiparsi. Naturalmente, la variabilità nell’Oscillazione meridionale di El Niño si sta già facendo sentire. Basti pensare all’evento estremo del 2015, che ha portato alla siccità in gran parte dell’Australia. E alla rara Niña, durata tre anni (dal 2020 al 2022) che ha causato gravi inondazioni nell’Australia orientale.
In linea con questo emerso da altri studi, il team di scienziati mette in guardia sull’arrivo di El Niño entro la fine dell’anno.
“Con il peggioramento del cambiamento climatico, dobbiamo prepararci a molti altri di questi eventi climatici potenzialmente dannosi” concludono.
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