Assenza di pioggia e temperature al di sopra di ogni record stanno mettendo in affanno tutti i settori della produzione agroalimentare, da quello ittico a quello agricolo
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Lo stiamo sperimentando ogni giorno anche sulla nostra pelle: il clima sembra quello africano, con temperature fuori controllo e precipitazioni inesistenti da mesi che mettono a rischio la sopravvivenza delle piante e degli animali.
In questo scenario veramente infernale, a farne le spese maggiori è soprattutto il comparto agroalimentare, che si vede ormai privato dei mezzi di sostentamento necessari a far proseguire le attività di coltivazione e di allevamento – con pesanti conseguenze economiche che vanno ad aggravare un quadro già critico per effetto delle tensioni geopolitiche in Europa.
Un mare sempre più salato
Acque troppo calde ma soprattutto troppo salate stanno mettendo a dura prova gli allevamenti di mitili, vongole e ostriche nel nostro Paese: l’assenza di pioggia fa diminuire il livello delle acque marine e aumentare la concentrazione di sale presente; le elevate temperature fanno evaporare parte dell’acqua peggiorando ulteriormente la situazione.
Troppo sale provoca la proliferazione di alghe e una minore ossigenazione dell’acqua, mettendo a dura prova la sopravvivenza di molluschi. Ma non solo: a causa della scarsità di ossigeno, le specie di pesci a sangue freddo diventano iperattive e voraci, facendo razzia di cozze e rappresentando un’ulteriore minaccia per cozze e vongole.
Secondo Fedagripesca-Confcooperative, la situazione al momento è ancora sotto controllo: solo poche alghe in più rispetto al passato e temperature alte ma ancora gestibili. C’è da dire, tuttavia, che siamo solo a inizio estate e che la situazione è destinata ad aggravarsi nelle prossime settimane, con conseguenze non ancora pienamente comprese.
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La crisi del latte
Pesci e molluschi non sono gli unici animali a soffrire per il troppo caldo e per la scarsità di acqua – anche i bovini sembrano subire gli effetti della crisi climatica, come denuncia Coldiretti: le mucche, stressate dalle temperature eccessive e dalla mancanza di foraggio (provocata dalla siccità), producono fino al 10% di latte in meno.
Per le mucche la temperatura ideale sarebbe fra i 22°C e i 24°C: oltre questi limiti, i bovini mangiano poco, bevono moltissimo (fino a 140 litri d’acqua al giorno rispetto ai 70 bevuti in un periodo meno caldo) e producono meno latte. Questo si traduce, come è ovvio, in una limitata produzione di formaggi.
Al momento, gli allevatori stanno intervenendo con ventilatori e doccette refrigeranti per alleviare il caldo percepito dai bovini, ma si tratta di soluzioni emergenziali molto dispendiose dal punto di vista economico che non possono essere applicate per lunghi periodi di tempo.
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Territori a rischio desertificazione
Coldiretti stima che più di un quarto del territorio nazionale (28%) sia ormai a rischio desertificazione per le alte temperature e l’assenza di pioggia – un problema del Mezzogiorno, certo, ma che si sta estendendo anche a nord, con danni già stimati per due miliardi di euro.
Ciò che maggiormente preoccupa è la drastica riduzione delle rese dei campi coltivati (-15%). Le colture più in affanno sono quelle fondamentali per l’alimentazione nostra e degli animali da allevamento: grano, girasole, mais, foraggio, agrumi.
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Fonti: Coldiretti / ANSA
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