Dopo una siccità lunga 5 anni, in Somalia sono costrette a sfollare 400mila persone a causa delle inondazioni

“La Somalia e gli altri Paesi della regione sono ad un passo da un'altra catastrofe umana”, così dice Wafaa Saeed, la Rappresentante dell’UNICEF in Somalia. Qui, dopo la peggiore siccità degli ultimi quattro decenni, con 1 milione e mezzo di bambini che affronta una malnutrizione acuta, le intense piogge non danno tregua a questo popolo martoriato

In migliaia hanno abbandonato le proprie abitazioni per andare alla ricerca di cibo e acqua, mentre per le strade si incontravano bovini e altri animali morti di fame, ormai in stato di decomposizione nelle pianure aride. La Somalia ha conosciuto una siccità record, che ha colpito il 90% del territorio e che ha avuto ripercussioni specialmente sui più piccoli.

Poi, un po’ come è accaduto in Emilia Romagna, ma con numeri terribilmente più devastanti, dopo la mancanza d’acqua sono arrivate le alluvioni. Inondazioni che hanno dato scampo a nessuno: dopo cinque stagioni consecutive di mancate piogge e mentre ci si stava preparando alla sesta, con una dichiarazione di carestia imminente, l’arrivo delle piogge è stato terribile, portando miseria a molti bambini e famiglie.

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Proprio a causa delle inondazioni in Somalia quest’anno già oltre 400mila persone sono sfollate e si prevede che, se le forti piogge dovessero continuare in Somalia e sugli altopiani etiopici per tutta la stagione Gu in corso, le inondazioni improvvise e fluviali potrebbero colpire fino a 1,6 milioni di persone.

La scorsa settimana sono stato in una città chiamata Beletweyne, nella regione di Hiran, dove le inondazioni hanno fatto sfollare quasi il 90% dei residenti – raccontano dall’UNICEF. Le famiglie sfollate a causa delle inondazioni hanno un accesso limitato a beni di prima necessità come cibo, acqua potabile e alloggi. Ho incontrato alcuni di loro che attualmente vivono in rifugi temporanei e mi hanno detto di essere abituati alle inondazioni, ma mai di questa portata e gravità. Le loro case e latrine sono state danneggiate, le scuole e le strutture sanitarie sono state chiuse, hanno perso il loro reddito giornaliero e alcuni stanno tornando a saltare i pasti o a chiedere prestiti ai negozi.

Circa 12 villaggi sono completamente isolati e possono essere raggiunti solo in barca. Il Governo locale e le agenzie, tra cui l’UNICEF, stanno già fornendo assistenza, ma il livello dei bisogni è molto più alto.

Mentre ci avviciniamo a giugno, il piano di risposta umanitaria per la Somalia è finanziato solo al 26%. Il settore Acqua, igiene e servizi igienico-sanitari del piano è finanziato per circa l’11%, mettendo così a rischio la fornitura di acqua sicura e servizi igienico-sanitari in un momento di alto rischio di epidemia di malattie come il colera e la malaria.

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Fonte: UNICEF

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