Nuovo allarme arriva dagli scienziati: gli obiettivi climatici siglati a Parigi nel 2015 non bastano a fermare le conseguenze del riscaldamento globale
La crisi climatica avanza a un ritmo inarrestabile e le sue conseguenze più devastanti sono già osservabili nel nostro presente: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari e degli oceani, siccità, fenomeni meteorologici estremi, perdita della biodiversità.
Nel 2015 gli Accordi di Parigi sul clima hanno stabilito un tetto all’aumento delle temperature globali, fissato per +1.5°C entro fine secolo. Ma ora gli scienziati lanciano un nuovo, preoccupante allarme: anche solo 1°C in più rispetto alle temperature pre-industriali mette a rischio la sopravvivenza sul Pianeta, generando una serie di eventi catastrofici che non possono essere interrotti.
Si chiamano punti critici climatici e sono condizioni oltre le quali i cambiamenti in una parte del sistema climatico si autoperpetuano: in pratica, basta superare questo punto per innescare una serie di eventi a catena – un po’ come quando giochiamo con le tessere del domino e, buttando a terra la prima tessera, provochiamo la caduta di tutte le altre.
I punti critici climatici sono fonte di crescente preoccupazione all’interno della comunità scientifica proprio per l’impossibilità di contenere e fermare le loro conseguenze: all’interno di un sistema climatico in trasformazione, come il nostro, l’attivazione dei punti critici porta a sconvolgimenti ecologici che gli scienziati definiscono elementi di ribaltamento e che si autoperpetuano senza ogni controllo.
Fra le conseguenze più devastanti dei punti critici vi sono l’innalzamento del livello dei mari per effetto del crollo delle calotte glaciali, la morte di interi ecosistemi come la foresta pluviale amazzonica o la barriera corallina (conseguenza dell’acqua marina troppo calda), il rilascio di carbonio dallo scongelamento del permafrost.
Le osservazioni degli scienziati hanno rivelato che parti della calotta glaciale dell’Antartide occidentale potrebbero aver già superato un punto di non ritorno, mentre in altre regioni del mondo (la calotta glaciale della Groenlandia, la foresta pluviale amazzonica) vengono evidenziati i primi segnali di allarme precoce. Attualmente, sono quindici gli elementi di ribaltamento attivi sul Pianeta, come dimostra la mappa qui sotto.
Dei quindici elementi di ribaltamento attualmente attivi sulla superficie terrestre ve ne sono nove definiti dagli scienziati “centrali” poiché contribuiscono sostanzialmente al funzionamento del sistema Terra, mentre gli altri sei sono detti “di impatto” poiché contribuiscono in modo sostanziale al benessere umano o hanno un grande valore come caratteristiche uniche del sistema Terra.
Come dimostrato dalla figura, questi elementi di ribaltamento hanno diverse soglie di sopportazione del cambiamento climatico – mentre alcuni possono resistere anche a un aumento delle temperature superiore ai +2°C, altri sono già compromessi dagli attuali modelli di riscaldamento globale.
Insomma, stiamo già andando oltre i punti critici climatici in diverse aree del mondo.
Fonte: Science
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