Crisi climatica e overtourism, ecco perché stiamo perdendo anche il terzo ghiacciaio più grande della Lombardia

Fino al 9 settembre è in corso la quinta edizione della campagna di Legambiente che monitora lo stato di salute dei ghiacciai alpini. Ecco il bilancio della quarta tappa in Lombardia sullo stato di salute del ghiacciaio Fellaria, in Valmalenco

Disastro ghiacciai: la crisi climatica non ne risparmia più nessuno, nemmeno il Ghiacciaio Fellaria, in Valmalenco nel gruppo del Bernina. Si tratta del terzo per estensione della Lombardia, dopo quello dell’Adamello e dei Forni, e ha perso il 46% della sua superficie dal 1850 ad oggi, passando da circa 28 km quadrati a 13 km quadrati, includendo anche il versante svizzero (Vedretta Palù).

Secondo i dati della Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano (CGI), infatti, tra il 2022 e il 2023 la porzione più bassa di quota ha registrato una perdita annuale tra i 5 e gli 8 metri di spessore.

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Un ghiacciaio, quello Fellaria, che, anche se ha parecchi segnali di sofferenza, riesce ancora a mostrare un’apprezzabile dinamicità grazie al suo bacino di accumulo molto esteso e posto ad una quota superiore 3mila. Il suo grande lago proglaciale, iniziato a formarsi dopo il 2023, infatti, in questi anni per effetto delle elevate temperature si è ampliato fino a raggiungere nel 2024 un’estensione di 222mila metri quadri.
In occasione di questa tappa, Legambiente e il CGI hanno acceso i riflettori anche sul tema dell’overtourism, che contraddistingue sempre di più ambienti di alta quota e glaciali: la presenza di sempre più turisti per periodi brevissimi in luoghi molto popolari della Alpi sta diventando un problema per la natura e i residenti.

Se sulla Mer de Glace (osservato nella prima tappa), ingrigita e abbruttita dai cambiamenti climatici, i turisti si stanno riducendo, per il ghiacciaio di Fellaria al contrario si parla addirittura di overturism – dice Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia. Attorno a questo ghiacciaio, estremamente dinamico e di conseguenza piuttosto pericoloso, in questi ultimi anni si stanno concentrando tante e forse troppe persone. Si tratta di un’area estremamente fragile, ancorché pericolosa, dove addirittura le tracce le geomorfologiche arrivano a confondersi con le tracce antropiche. Sempre più spesso in montagna si pone il problema di un rapporto corretto con la natura che da un lato necessita di nuove forme di governance e dall’altro ci interroga su aspetti socio-antropologici meritevoli di attenzione.

Nonostante ci siano state delle nevicate molto abbondanti in primavera (la media di tutta la Lombardia è positiva del 74% rispetto agli ultimi vent’anni), il bilancio di massa del Ghiacciaio Fellaria sarà in ogni caso difficilmente positivo.

Una tendenza che, rendiamoci conto, è in linea con quelli di molti altri ghiacciai dell’arco alpino.

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