Crisi climatica: l’amara riflessione del capitano di Sea Shepherd che tutti dovremmo leggere

Ci è stato detto in tutte le salse da scienziati, attivisti e studiosi: la crisi climatica sta avanzando a ritmi velocissimi, stravolgendo le nostre vite. E adesso che abbiamo finalmente aperto gli occhi, (forse) è troppo tardi, come fa notare il fondatore dell'Ong Sea Shepherd

Incendi fuori controllo, siccità, morie di animali, caldo infernale, inondazioni e trombe d’aria: gli effetti della crisi climatica sono sotto gli occhi di tutti, anche dei più scettici (anche se, paradossalmente, c’è chi ancora continua a negarla). Negli ultimi mesi anche in Italia stiamo sperimentando temperature roventi.

Il nostro Paese è alle prese con una delle più gravi crisi idriche di sempre causa della siccità. Ma questi fenomeni si stanno verificando con sempre più frequenza in tutto il mondo: dalla Spagna alla Francia, dall’India al Pakistan, dall‘Etiopia alla Somalia. Nessun luogo è più al sicuro dagli stravolgimenti climatici.

Sono trascorsi anni, anzi decenni, da quando scienziati ed esperti avevano messo in guardia sugli effetti deleteri dell’attività umana sul nostro Pianeta. Poi sono subentrati anche gli attivisti per il clima, fra cui diversi giovani come la svedese Greta Thunberg, che si sono farti portavoce del malessere della Terra, sempre più inquinato, sfruttato e caldo.

Ma tutti questi appelli, nella maggior parte dei casi, sono rimasti inascoltati, proprio come accade nel film candidato agli Oscar 2022 Don’t Look Up, che smaschera il negazionismo dietro cui si nasconde la nostra inazione climatica. Abbiamo continuato a produrre senza criterio, generare valanghe di rifiuti ed emissioni di gas serra. Soltanto quando il dramma ha iniziato a toccarci da vicino – come sta accadendo agli italiani con il caldo torrido e la siccità – abbiamo aperto gli occhi, come fa notare Paul Watson, capitano e fondatore della Ong Sea Shepherd, in prima linea nella salvaguardia degli oceani.

Proprio un paio di giorni fa Watson l’attivista e ambientalista canadese ha pubblicato un’amara riflessione sul suo profilo Facebook per sottolineare quanto le questioni del riscaldamento globale e in generale della crisi climatica siano stati sottovalutate per tanto – troppo – tempo, nonostante i numerosi allarmi provenienti da più fronti:

1982 – “Diglielo. ” “L’ho fatto. Hanno riso. “
1992 – “Diglielo di nuovo. ” “L’ho fatto. Hanno riso. “
2002 – “Devi continuare a dirglielo.” “Io glielo dico, ogni giorno glielo dico pochi ascolteranno”
2012. – “Devono ascoltare o sarà troppo tardi” “È troppo tardi. “
2022 – “È davvero ancora troppo tardi?” “È troppo tardi da un bel po’. Meno persone stanno ridendo. “
2033 – “Perché nessuno ce l’ha detto?” “Oh, l’abbiamo fatto, molte volte, in molti modi. Ma abbiamo fatto dei progressi. Nessuno ride più.
Il post di Watson, corredato da una cartina che mostra la terribile ondata di calore che ha colpito gli Stati Uniti (qui già a maggio si sono registrate temperature record, fino a 10 gradi sopra la media del periodo), è stato condiviso da oltre 2000 utenti:
paul watson caldo
Le parole di Sea Shepherd dovrebbero spingerci ad una seria riflessione su ciò che abbiamo fatto e stiamo continuando a fare al Pianeta che ci ospita. Ma soprattutto dovrebbe sollecitarci all’azione perché il tempo per cadere nel baratro della catastrofe climatica sta davvero per scadere. E continuare ad ignorare i campanelli d’allarme è una pessima idea.
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