Cosa cambierà in Svizzera dopo la vittoria del referendum sulla “neutralità climatica”?

Domenica 18 giugno, quasi il 60% dei cittadini svizzeri ha sostenuto i piani per ridurre drasticamente le emissioni entro il 2050 votando a favore della legge per ridurre l'uso del fossile e incrementare la transizione con rinnovabili

In Svizzera, il raggiungimento della “neutralità carbonica” diventa obbligatorio: è stata approvata, infatti, tramite referendum, la legge che prevede di ridurre l’utilizzo di combustibili fossili e di raggiungere entro il 2050 la condizione per cui si riesce a rimuovere tanta anidride carbonica (o altri gas serra) quanta quella immessa nell’atmosfera.

Approvata dal Parlamento nel settembre 2022, la legge – ora passata con il 59,1% di “Sì” – prevede insomma la graduale riduzione dell’utilizzo di petrolio e gas importati e di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili sul territorio.

Leggi anche: Svizzera al voto su neutralità climatica entro il 2050: secondo le prime stime la maggioranza ha detto “sì”

I ghiacciai svizzeri hanno di fatto registrato uno scioglimento record lo scorso anno, perdendo oltre il 6% del loro volume e allarmando gli scienziati che affermano che una perdita del 2% sarebbe stata considerata estrema.

Cosa prevede la legge

Su un periodo di 10 anni, saranno disponibili 3,2 miliardi di franchi svizzeri.

Nello specifico, la legge prevede misure volte a ridurre il consumo di energia sia per le famiglie che per le imprese.

Chi sostituisce il proprio riscaldamento a olio, a gas o elettrico riceve un contributo finanziario. I fondi verranno infatti utilizzati per sostenere le famiglie e promuovere ad esempio l’installazione di pompe di calore e altri sistemi basati su rinnovabili al fine di sostituire il riscaldamento a gas.

Le aziende saranno sostenute per convertirsi verso tecnologie rispettose del clima, mentre si è deciso anche per l’introduzione di una global minimum tax, una tassa minima del 15% per le società multinazionali con fondi da destinare alla transizione. Si tratta di una “tassa aggiuntiva” a tutte le aziende con ricavi superiori a 750 milioni di euro (732 milioni di franchi svizzeri) all’anno, per garantire il raggiungimento di una nuova aliquota minima globale del 15%. Attualmente i 26 cantoni del Paese applicano tutti tariffe individuali, la maggior parte inferiori al 15%.

La riforma entrerà in vigore il 1° gennaio 2024.

E gli allevamenti intensivi?

Bene, ma non benissimo. Tra i principali responsabili della crisi climatica, gli allevamenti intensivi (anche) in Svizzera sono lasciati lì dove sono. A settembre 2022, infatti, un altro referendum aveva chiamato i cittadini a decidere se eliminarli o meno. Ebbene, le associazioni ambientaliste e animaliste ci avevano sperato fino all’ultimo, ma alla fine gli svizzeri hanno votato contro la proposta di vietare gli allevamenti intensivi nel Paese. Ne abbiamo parlato qui: Allevamenti intensivi, non passa il divieto! Al referendum la Svizzera ha votato contro l’abolizione.

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Fonte: BBC

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