COP28, è pronta la prima bozza mentre gli scienziati avvertono: “la Terra è sull’orlo di 5 punti critici climatici catastrofici”

Con l'inizio del sesto giorno dei colloqui presso l'Expo City di Dubai, notizie scientifiche sempre meno rassicuranti dovrebbero spingere i negoziatori a un serio raggiungimento di un risultato

L’umanità si trova ad affrontare “devastanti effetti domino”, tra cui sfollamenti di massa e una forte crisi finanziaria, mentre il Pianeta continua a riscaldarsi. Un avvertimento che arriva al sesto giorno della COP28 dedicato ai trasporti e nell’esatto momento in cui da Copernicus giunge una nuova conferma: il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre.

Ora, secondo il report Global Tipping Points guidato da Tim Lenton del Global Systems Institute dell’Università di Exeter con il supporto di oltre 200 ricercatori provenienti da oltre 90 organizzazioni in 26 Paesi, sono 5 le soglie naturali che rischiamo di superare e altre 3 potrebbero essere raggiunte nel 2030 se il mondo si riscalda di 1,5°C al di sopra delle temperature preindustriali.

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I punti di non ritorno nel sistema Terra pongono minacce di una grandezza mai affrontata dall’umanità – spiega Lenton. Possono innescare effetti domino devastanti, tra cui la perdita di interi ecosistemi e la capacità di coltivare colture di base, con impatti sociali tra cui sfollamenti di massa, instabilità politica e collasso finanziario.

I punti critici a rischio includono tra gli altri:

  • il collasso delle grandi calotte glaciali in Groenlandia e nell’Antartico occidentale
  • il diffuso scioglimento del permafrost
  • la morte delle barriere coralline nelle acque calde
  • il collasso della circolazione atmosferica nel Nord Atlantico
Global Tipping Points

©Global Tipping Points

A differenza di altri cambiamenti climatici, come ondate di caldo più calde e precipitazioni più intense, questi sistemi non si spostano lentamente in linea con le emissioni di gas serra, ma possono invece passare da uno stato a uno completamente diverso. Quando un sistema climatico cambia, a volte con uno shock improvviso, può alterare in modo permanente il modo in cui “funziona” il Pianeta.

COP28, la prima bozza

Intanto, da Dubai cominciano a circolare le prime bozze di negoziati e sembra che ci sia un pressing crescente da parte di alcuni Paesi e gruppi di interesse a potenziare il ricorso globale alle tecnologie di abatement, le cosiddette Carbon capture and storage (CCS), che ipoteticamente sarebbero in grado di catturare e immagazzinare sotto terra l’anidride carbonica, e che sono diventate negli ultimi anni il cavallo di battaglia dell’industria del fossile quando si parla di soluzioni contro la crisi climatica. Ne parlammo QUI, quando nel testo finale della COP26 venne fissato l’obiettivo di “uscita dal carbone non abbattuto”.

Secondo Reuters, la prima bozza dell’accordo finale della COP28 (pubblicata dall’organismo delle Nazioni Unite per il clima) prevede tre opzioni sull’uscita dai combustibili fossili:

  • la prima parla di “un phase out giusto e ordinato”, in cui a guidare il ritiro da petrolio, gas e carbone sarebbero i Paesi che finora hanno inquinato di più
  • la seconda invece invita ad “accelerare gli sforzi per il phase out dai combustibili fossili unabated”, ovvero non trattati con tecnologie CCS. Che suona un po’ come se, chi continuarà a bruciare combustibili fossili, potrà farlo grazie ai sistemi di carbon capture and storage
  • la terza opzione non menziona affatto l’eliminazione dei combustibili fossili

Se c’è qualcuno che spinge verso le tecnologie CCS è soprattutto l’Arabia Saudita, secondo produttore al mondo di petrolio dopo gli Stati Uniti. Ma, si sa, le CCS rappresentano il cavallo di battaglia dell’industria del fossile quando vogliono nascandere la polvere sotto il tappeto e mettere sul tavolo soluzioni contro la crisi climatica.

Consulta il nostro SPECIALE COP28.

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