Il Parlamento europeo e gli Stati membri europei hanno adottato un accordo preliminare sul cosiddetto Carbon border adjustment mechanism (CBAM). L’accordo dovrà essere confermato dagli ambasciatori degli Stati membri dell’Ue e dal Parlamento europeo e adottato da entrambe le istituzioni prima che sia definitivo
Un meccanismo di “adeguamento del carbonio alla frontiera” come parte fondamentale dell’azione per il clima: Parlamento europeo e Stati membri dell’Ue hanno annunciato di aver adottato in via preliminare il Carbon border adjustment mechanism (CBAM), ossia un meccanismo inedito volto a rendere più ecologiche le importazioni industriali dell’Europa facendo pagare le emissioni di carbonio legate alla loro produzione.
Il CBAM sottoporrà, in pratica, le importazioni in diversi settori (acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti, elettricità e idrogeno) agli standard ambientali europei. In questo modo, si intenderà promuove l’importazione di merci nell’Ue da parte di imprese non Ue che soddisfino gli standard climatici applicabili nei 27 Stati membri.
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Secondo il preliminare, raggiunto per evitare distorsioni della concorrenza e scoraggiare le delocalizzazioni, alle importazioni dei principali prodotti industriali si applicherà lo stesso prezzo pagato dalle grandi imprese europee per le emissioni di CO2. Inizialmente è comunque previsto un CBAM semplificato che si applicherebbe per lo più solo con obblighi di comunicazione.
Inoltre, a partire da ottobre 2023 e per un periodo transitorio ancora da definire, gli obblighi dell’importatore saranno limitati alla comunicazione delle importazioni. La durata del periodo di transizione e la data della completa entrata a regime del sistema sono collegate alla graduale eliminazione dei permessi di emissione gratuiti nell’ambito del sistema europeo Ets.
Questo sarà uno dei punti più delicati della nuova maratona negoziale prevista per il 16 e 17 dicembre, date per le quali è previsto un altro negoziato tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue per trovare un accordo anche sulla riforma generale del sistema, sul nuovo Ets 2 per trasporti e riscaldamento e sul Fondo sociale per il clima. Solo successivamente scatterà, quando necessario, l’obbligo di pagamento.
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Fonte: Consiglio europeo
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