Sarà stato pure Scipione l’Africano, il secondo anticiclone subtropicale arrivato dopo Hannibal, ad alzare inesorabilmente i termometri, ma sta di fatto che siamo nel pieno di una crisi climatica. Ed è ora di prenderne atto. E no, le temperature nei prossimi giorni non rientreranno più nei valori medi stagionali
Un lungo week end di vacanza appena trascorso (per chi ha avuto ponte da lavoro), ma caratterizzato da temperature da vero record, considerando il periodo. I termometri si sono infatti impennati fino a toccare i 40/41°C in Sardegna, in Sicilia, in Calabria e in Puglia, ma nemmeno il Centro Italia è stato al fresco.
Sono stati sì gli effetti di Scipione l’Africano, il secondo anticiclone subtropicale arrivato dalla Tunisia che, dopo i 36°C raggiunti a fine maggio (ma teniamo a mente che domenica 29 maggio cadevano fiocchi di neve sulle Alpi con massime di 16°C al Nord), ha sfruttato il riscaldamento portato da Hannibal dal 10 maggio in poi per aggiungere ulteriore calore in zone già molto calde.
Ma sotto c’è di più: un preoccupante cambiamento che potrebbe portare a un crollo del clima sempre più rapido e improvviso.
È praticamente cominciata l’estate meteorologica, dicono gli esperti, che ci porteremo avanti per i prossimi mesi, mentre l’estate astronomica, quella del Solstizio, arriverà (solo) il 21 giugno.
Perché fa così caldo?
Hannibal è arrivato dall’Africa a metà maggio e a farne le spese sono state soprattutto città come Torino, Milano, Bologna. Ad Hannibal è seguito poi Scipione, che non ha reso la vita più facile. Le temperature record, inoltre, non hanno interessato solo noi: anche India e Pakistan sono interessate da ondate di caldo eccezionale. Perché tutto ciò?
Per molti è ancora assai complicato ricondurre in modo diretto queste temperature estreme alla crisi climatica, eppure eventi climatici eccezionali come questi potrebbero in realtà diventare la norma e gli esperti ne sono ormai convinti: si tratta di eventi causati dal riscaldamento globale, conseguenza dell’aumento delle concentrazioni di gas serra in atmosfera, ed è il momento di intervenire. E non solo: l’estate è destinata a durare sempre di più e se ne registrerà un progressivo allungamento per un periodo di quasi un mese. L’estate, cioè, inizierà prima e finirà dopo.
Quello che stiamo vivendo è solo un assaggio di quello che potrebbe diventare il cambiamento climatico dal quale non avremo più scampo, tanto che l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha affermato che oramai rimangono solo pochi anni per tentare di invertire la rotta.
E se non intervenissimo? Il quadro sarebbe sempre peggiore, con un aumento in frequenza di queste ondate di calore e della loro intensità; le temperature massime diventeranno sempre più alte e contemporaneamente aumenteranno i rischi di siccità, carestie ed incendi.
Cosa possiamo fare?
Limitare il riscaldamento a circa 1,5°C, ma senza riduzioni immediate e consistenti di emissioni di gas serra in tutti i settori, l’obiettivo rimane fuori portata. Negli scenari valutati proprio dall’IPCC, limitare il riscaldamento a circa 1,5°C richiede:
- che le emissioni globali di gas serra raggiungano il loro picco massimo, al più tardi, entro il 2025, e poi, entro il 2030, siano ridotte del 43% rispetto ai livelli del 2019
- che il metano, un gas serra a vita breve ma potente, sia ridotto di circa un terzo (34%) nello stesso periodo
- riduzioni rapide e profonde delle emissioni di gas serra per tutti i prossimi decenni degli anni 2030, 2040, 2050
- il raggiungimento di zero emissioni nette di anidride carbonica nei primi anni 2050
- per limitare il riscaldamento a circa 2°C sarà necessario che le emissioni di gas serra raggiungano il loro picco massimo, al più tardi, prima del 2025, che, entro il 2030 si riducano di un quarto (27%) rispetto ai livelli del 2019 e che si arrivi a zero emissioni di CO2 all’inizio degli anni 2070. Saranno necessarie anche riduzioni profonde e sostanziali di altri gas
- con tagli rapidi e più profondi delle emissioni di gas serra fino al 2030, possiamo minimizzare le possibilità di superare temporaneamente un aumento della temperatura di 1,5°C, ma un certo grado di quello che chiamiamo overshoot (superamento) è quasi inevitabile
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