Le osservazioni satellitari mostrano una spaccatura nel ghiaccio artico, in un punto ritenuto al riparo dagli effetti della crisi climatica
Le osservazioni satellitari della NASA mostrano la presenza di una spaccatura nel ghiaccio artico, in un punto finora ritenuto al riparo dagli effetti della crisi climatica
Un nuovo studio documenta la presenza di una spaccatura larga più di 3.000 km (tre volte la città di Roma) nella parte più antica e spessa del ghiacciaio artico. La frattura, detta polinia dagli scienziati, è la prima ad essere stata individuata nel nord dell’Isola di Ellesmere (l’isola più a nord del Canada) ed è un altro, inequivocabile segnale dei rapidi cambiamenti del clima che si stanno verificando nel continente artico, secondo gli scienziati.
Non si tratta però di un evento nuovo: già nel maggio del 2020, un “buco” poco più piccolo dello stato americano di Rhode Island si era aperto a nord della Groenlandia (in un’area chiamata last Ice Area) ed era rimasto aperto per due settimane. La polinia osservata in questi ultimi giorni, tuttavia, desta più preoccupazione per la sua posizione geografica – un punto in cui il ghiaccio è spesso più di cinque metri. La frattura potrebbe essere stata causata dalle condizioni del vento degli ultimi giorni o da una tempesta ad alta pressione che ha riscaldato l’aria attorno al ghiacciaio. Dopo questa scoperta, i ricercatori della NASA hanno combinato immagini satellitari e dati atmosferici raccolti negli ultimi decenni e scoperto che, più o meno nella stessa area, si sono formate almeno altre due polinie nel passato (una nel 1988 e una nel 2004), senza che nessuno se ne accorgesse.
La preoccupazione degli scienziati, quindi, non deriva dalla presenza di queste fratture, ma piuttosto dai cambiamenti climatici e metereologici che sono alla base della loro formazione: questo nuovo evento è la dimostrazione che la regione artica non è così resiliente alla crisi climatica quanto finora si pensasse. Crisi climatica ed aumento delle temperature stanno assottigliando sempre più lo spessore dei ghiacciai, e questo porterà a polinie sempre più frequenti (o più estese) rispetto al passato. Inoltre le temperature sempre più elevate renderanno improbabile un recupero della massa ghiacciata che si sta perdendo in questi anni.
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Fonti: Advancing Earth and Space Science / NASA
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