Secondo gli esperti inglesi, alle promesse fatte dai Governi non stanno seguendo azioni concrete sufficienti a fermare l'aumento delle temperature
Uno degli obiettivi sottoscritti dai governi del mondo in occasione degli Accordi di Parigi sul Clima (2015) e ribaditi alla COP26 (2021) è quello di mantenere l’aumento delle temperature globali entro +1,5°C rispetto ai libelli pre-industriali, per scongiurare le conseguenze più gravi della crisi climatica.
Ma quali sono i passi concreti per il raggiungimento di questo obiettivo? Un nuovo studio, condotto dal MET Office, dimostra come gli impegni per ridurre le emissioni di gas serra e, di conseguenza non sono probabilmente sufficienti a contenere l’aumento della temperatura globale a 1,5°C come stabilito.
Gli attuali aggiornamenti NDC non ci portano ancora su percorsi per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C – spiega il professor Jason Lowe, del MET Office. – Se il mondo non promette maggiori riduzioni delle emissioni entro il 2030, allora il superamento di 1,5°C diventa più probabile.
Prima di ridurre e poi azzerare le emissioni di gas serra a livello globale nei prossimi decenni, si prevede che queste continuino ad aumentare fino a raggiungere un “picco”. Purtroppo però, questo picco andrebbe a coprire l’intero “bilancio di carbonio” – cosa che ci porterebbe ad aumenti di temperatura pari a 1,5°C o anche superiori.
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Insomma, malgrado gli impegni sottoscritti alle varie Conferenze delle Parti e le promesse dei leader politici, in pratica non stiamo svolgendo azioni in linea con il raggiungimento degli obiettivi climatici preposti.
Se la COP26 dello scorso anno si era chiusa rimarcando “l’urgente necessità per le parti di aumentare i propri sforzi per ridurre collettivamente le emissioni attraverso un’azione accelerata“, resta aperta la questione su come l’obiettivo emissioni zero possa essere concretamente raggiunto e se il cambio di rotta proposto sia sufficiente per mantenere l’aumento delle temperature globali a +1,5°C.
Gli scienziati hanno pareri diversi in merito al raggiungimento di questo obiettivo così importante per la nostra sopravvivenza. Da una parte, c’è chi ipotizza il raggiungimento del tetto della temperatura senza superarlo, abbattendo le emissioni di gas serra.
Dall’altra c’è chi mette in conto un overshoot, ovvero il superamento temporaneo del tetto di +1,5°C prima di un ritorno al di sotto di questo livello entro il 2100. In quest’ultimo caso, si prevede uno sforamento temporaneo del bilancio del carbonio con emissioni nette di valore negativo più avanti nel secolo.
Ciascuna delle ipotesi può essere considerata efficace per il raggiungimento dell’obiettivo climatico, ma sia l’una che l’altra prevedono implicazioni molto diverse per le riduzioni delle emissioni nei prossimi decenni e possibili impatti climatici futuri.
Se si superano 1,5°C per un periodo prolungato, diciamo diversi decenni, si parla di overshoot – spiega il professor Wiltshire. – Lo svantaggio di non rimanere del tutto al di sotto di 1,5°C è un rischio maggiore in questo secolo di impatti climatici più gravi, come quelli innescati dall’aumento dello scioglimento delle calotte polari o dal collasso di un ecosistema come la foresta pluviale amazzonica.
È necessario innanzitutto ridurre le emissioni di diossido di carbonio (CO2) fino ad azzerarle all’interno del bilancio di carbonio. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha provato a quantificare il bilancio di carbonio da non superare per contenere l’aumento delle temperature, stimandolo attorno alle 550 giga-tonnellate di CO2 restanti dal 2020.
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Fonti: Royal Meteorological Society / MET Office
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