L'ONU lancia l’allarme: la crisi climatica ha spazzato via il 14% della biodiversità degli ecosistemi marini fra il 2009 e il 2018
Il primo studio onnicomprensivo sullo stato di salute delle barriere coralline del mondo lancia l’allarme: l’aumento delle temperature legato alla crisi climatica ha spazzato via il 14% della biodiversità degli ecosistemi marini fra il 2009 e il 2018 – e il trend è in costante aumento
Le Nazioni Unite hanno finanziato la stesura di un dettagliato report sullo stato di salute degli oceani del mondo e, in particolare, delle barriere coralline: emerge che la più grave minaccia per la sopravvivenza delle barriere è l’aumento della temperatura delle acque, provocato dalle attività umane. Fra il 2009 e il 2018, le temperature sempre più alte degli oceani hanno provocato massicci fenomeni di ‘sbiancamento’ dei coralli, che non sono stati in grado di riprendersi dal danno.
Lo studio, che ha coinvolto più di 300 scienziati in tutto il mondo e ha raccolto dati provenienti da 12.000 siti naturali, punta il dito anche contro pratiche distruttive per l’ambiente – come sfruttamento delle coste, abbassamento della qualità dell’acqua, pesca intensiva o a strascico – che hanno contribuito alla perdita delle barriere coralline negli ultimi anni. Secondo gli autori dello studio, questa perdita potrebbe provocare danni incalcolabili all’intero ecosistema marino: infatti, malgrado i coralli ricoprano appena l’1% dei fondali oceanici, essi supportano circa il 25% delle specie animali e vegetali che vivono nei mari.
Il report evidenzia il rapido declino della barriera corallina ovunque nel mondo, corrispondente all’altrettanto rapido aumento delle temperature nel mare: questo indica la vulnerabilità dei coralli ai picchi di calore – fenomeni che diventeranno sempre più frequenti con il progressivo riscaldamento del pianeta. Dal 2009 si è avuto una drastica riduzione della superficie marina occupata dai coralli: fra il 2009 e il 2018, la superficie mondiale occupata dai coralli è passata dal 33,3% al 28,8% – una riduzione di circa 11.700 chilometri quadrati di corallo (corrispondente più o meno all’intera massa di coralli presenti nella barriera corallina australiana).
(Leggi anche: Allarme WWF: il Triangolo dei coralli a rischio estinzione)
Le barriere coralline, oltre a rappresentare una risorsa preziosa per gli ecosistemi marini, sono anche una cartina al tornasole dello stato di salute del nostro Pianeta, e indicano quanto la situazione sia effettivamente grave. Una diminuzione così importante nel numero dei coralli presenti nei nostri oceani è un campanello d’allarme da non sottovalutare.
Ci resta ancora poco tempo – denuncia Inger Andersen, direttore esecutivo dello United Nations Environment Program. – Possiamo ancora recuperare ciò che abbiamo perso, ma solo se agiamo adesso. Alle prossime conferenze sul clima e sulla biodiversità, i potenti della terra avranno l’opportunità prendere impegni concreti per salvare le barriere coralline, ma solo se saranno abbastanza coraggiosi. Non possiamo permetterci di lasciare alle generazioni future un mondo senza corallo.
I prossimi appuntamenti menzionati da Andersen sono la UN Biodiversity Conference (CBD COP 15), che si terrà a Kunming (Cina) dall’11 al 15 ottobre, e la COP26 di Glasgow, dal 31 ottobre al 12 novembre.
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Fonte: UN Enviroment Programme
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