Gli anelli degli antichi alberi rivelano che non ha mai fatto così caldo negli ultimi 1200 anni (e sfatano un falso mito sul clima)

Il riscaldamento che stiamo sperimentando non ha precedenti, almeno negli ultimi 1200 anni. A svelarlo sono gli anelli degli antichi alberi analizzati da un team di scienziati in Scandinavia, che smontano un falso mito tanto caro ai negazionisti della crisi climatica

“Nel Medioevo faceva più caldo di ora, la crisi climatica è un’invenzione degli ambientalisti”. Forse vi sarà capitato di sentire frasi come questa, proferite da chi nega il riscaldamento globale. Ebbene, un’interessante ricerca smonta questa credenza alquanto diffusa. Da uno studio internazionale, appena pubblicato su Nature e coordinato dall’Università degli Studi di Padova e dall’Istituto Federale Svizzero di Ricerca per la Foresta, la Neve e il Paesaggio (WSL), è emerso infatti che la cosiddetta “fase calda medievale” è stata più fredda di quanto ipotizzato finora.

La risposta arriva dall’analisi degli anelli degli antichi alberi, che le attuali temperature rappresentano un record, almeno per gli ultimi 1200 anni. Stiamo vivendo una situazione senza precedenti.

Com’è noto agli esperti, durante il Medioevo la Terra ha affrontato un periodo più caldo, seguito una piccola era glaciale. La fase di calore ha sempre rappresentato da sempre un mistero per gli studiosi in quanto le osservazioni finora effettuate sugli anelli degli alberi sembravano indicare temperature anche più elevate di quelle attuali.

Le ricostruzioni climatiche precedenti si basavano sull’ampiezza o densità degli anelli degli alberi – chiarisce Marco Carrer del Dipartimento Territorio e Sistemi Agroforestali dell’Università di Padova e co-autore dell’indagine –. Tali misure dipendono molto dalla temperatura, ma a volte subentrano altri fattori in grado di influire sull’ampiezza densità di un anello. Insieme ad altri ricercatori abbiamo prodotto una nuova ricostruzione climatica basata su un metodo innovativo e particolarmente preciso per estrarre dagli alberi informazioni sulle temperature pregresse.

A differenza dei lavori precedenti, i nuovi risultati portano alla stessa conclusione dei modelli climatici: il Periodo Caldo Medievale, almeno per la Scandinavia, area da cui provengono gli alberi studiati, era più freddo di quanto si pensasse. Il riscaldamento attuale è quindi probabilmente al di fuori dell’intervallo di fluttuazioni naturali delle temperature negli ultimi 1200 anni.

anelli alberi

@Università degli Studi di Padova

La tecnica adottata per studiare gli alberi

Per portare avanti l’interessante ricerca il team di scienziati ha adottato un nuovo metodo che consente di misurare direttamente lo
spessore delle pareti cellulari delle cellule del legno.

“Ogni singola cellula in ogni anello registra informazioni climatiche relative al momento della sua formazione. Analizzando centinaia, talvolta
migliaia di cellule per anello, è possibile ottenere informazioni climatiche straordinariamente precise” spiega Jesper Björklund, ricercatore dle WSL e principale autore dello studio.

Nel caso specifico gli studiosi hanno misurato le pareti cellulari di 50 milioni di cellule provenienti da 188 pini silvestri (Pinus
sylvestris) sia vivi che morti, i cui anelli annuali coprono un periodo di circa 1200 anni.

Così, sulla base delle misurazioni ottenute, hanno ricostruito le temperature estive nella regione e le hanno confrontate sia con le simulazioni dei modelli climatici regionali sia con le precedenti ricostruzioni basate sulla densità degli anelli annuali. Il risultato è stato lampante. Come si legge nello studio, le temperature dei modelli e quelle ricostruite dalle cellule legnose coincidono.

Ora ci sono quindi due fonti indipendenti che indicano come le temperature medioevali fossero più basse di quanto si pensava in precedenza – afferma il dottor Georg von Arx, che ha preso parte alla ricerca –. All’opposto, si conferma che il riscaldamento attuale è senza precedenti, almeno nell’ultimo millennio.

Come sottolineato da Carrere, tali risultati ci spingono ad avere maggiore fiducia nelle proiezioni dei modelli climatici, mentre dall’altro lato sono la prova del ruolo chiave delle attività umane nel determinare il riscaldamento globale che stiamo vivendo.

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Fonti: Nature/Università degli Studi di Padova 

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