Un italiano su cinque risiede in aree potenzialmente allagabili, minacciate da pericolosità idraulica medio-alta. Le Regioni più a rischio sono spesso anche quelle con i più alti livelli di cementificazione, fattore che riduce la capacità del suolo di assorbire precipitazioni intense e, quindi, mitigare il rischio di alluvioni. Secondo un nuovo report, la crisi climatica in Italia porterà, e sta già portando, ad aumentare i momenti in cui di acqua ce ne sarà troppa e ad altri in cui ce ne sarà troppo poca, aumentando le differenze tra le diverse aree del territorio
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Lo diciamo ormai da anni e lo ripetiamo ancora una volta: l’alluvione in Toscana, poche settimane dopo quella in Emilia-Romagna, non è semplice maltempo, ma è impatto della crisi climatica che ha portato il nostro Paese a registrare, solo nel 2022, il valore record di circa 2mila precipitazioni straordinarie, tra grandinate e piogge intense.
Lo spiega chiaramente il nuovo report di Italy for Climate “Troppa o troppo poca: l’acqua in Italia in un clima che cambia”, in cui si evidenzia come il riscaldamento globale causato dalle nostre emissioni sia in grado di accrescere la quantità d’acqua che l’atmosfera può trattenere e questo si traduce in piogge più violente e concentrate in un breve lasso di tempo.
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Che responsabilità abbiamo noi? Tanta, tantissima: l’aumento di aree impermeabilizzate tramite la costruzione di edifici, strade o parcheggi, comporta una minore capacità da parte del suolo di assorbire le precipitazioni. E noi stessi ne paghiamo le conseguenze.
Ne deriva che un italiano su cinque, oltre 12 milioni di persone, risiede in aree potenzialmente allagabili. Nel complesso, in Italia sono minacciate da pericolosità idraulica di livello medio o elevato 6,9 milioni di persone, 1,1 milioni di imprese e 4,9 milioni di edifici.
Dobbiamo prendere coscienza di essere entrati in una nuova fase storica, caratterizzata da un assetto climatico diverso da quello a cui eravamo abituati. E questo a causa della enorme quantità di energia in più intrappolata nell’atmosfera da quei gas serra che abbiamo emesso negli ultimi decenni e che ancora non abbiamo iniziato a ridurre. Se non invertiremo tagliando rapidamente e in modo drastico queste emissioni, purtroppo eventi tragici come questi, e anche peggiori, diventeranno sempre più una nuova normalità, Andrea Barbabella, Responsabile scientifico I4C.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che l’Italia si trova nell’hotspot climatico del Mediterraneo, dove le temperature stanno aumentando più in fretta e gli eventi estremi connessi alla crisi climatica sono più frequenti e numerosi.
L’Italia è il Paese europeo con il più alto livello di stress idrico
L’indice di stress idrico misura la percentuale dell’acqua disponibile su un territorio che viene prelevata dall’uomo: valori superiori al 20% sono indicativi di una situazione di stress della risorsa. Oggi le attività antropiche consumano circa il 30% della risorsa disponibile in un anno, facendo dell’Italia il Paese europeo con i più alti livelli di stress idrico.
Ma le Regioni del centro -sud e nelle isole, secondo l’analisi del World Resources Institute, potrebbero superare addirittura l’80% della disponibilità rinnovabile.
In 20 anni i ghiacciai alpini hanno perso in media 25 metri di spessore
Dall’ultima proposta di Piano nazionale per l’adattamento climatico: “I ghiacciai alpini hanno già perso dal 30% al 40% del loro volume (…). La riduzione della neve e la scomparsa dei ghiacciai comprometteranno questo fondamentale ruolo tampone andando ad incrementare le crisi idriche estive“.
In poco più di un ventennio, a causa del riscaldamento globale, i ghiacciai alpini hanno perso oltre 50 km3 di acqua e si sono abbassati in media di 25 metri. È come se fosse sparita una città di ghiaccio fatta solo di palazzi di 8 piani e con una superficie di più di 2mila km2, ossia
due volte quella di Roma, la più estesa città d’Europa.
Le Regioni a maggiore rischio di alluvioni
Che sono spesso anche quelle con i più alti livelli di cementificazione…
L’aumento di aree impermeabilizzate, attraverso la costruzione di nuovi edifici, la realizzazione di strade, parcheggi e altro, comporta una minore capacità da parte del territorio di assorbire eventi di precipitazioni intense e, quindi, maggiori probabilità che si verifichino eventi alluvionali.
Al 2021 la quantità di suolo impermeabilizzato in Italia è pari a 21.485 km2, una superficie quasi uguale a quella dell’EmiliaRomagna. Ancora nel 2021 sono stati persi circa 60 km2 di suolo, l’equivalente di una città come Udine. Le Regioni più esposte a rischio di alluvione in Italia sono:
- Emilia-Romagna
- Veneto
- Calabria
- FriuliVenezia-Giulia
- Toscana
- Lombardia
Con l’eccezione di Calabria e Toscana, si legge nel report, queste sono anche quelle che presentano tassi di cementificazione più alta (Lombardia e Veneto con il 12% seguiti da Emilia-Romagna col 9%).
L’Italia, infine, risulta essere uno dei Paesi più esposti all’impatto degli venti meteoclimatici estremi, con oltre 90 miliardi di euro di danni subiti, secondo ma non è molto distante da Germania e Francia, Paesi più popolosi e con maggiori estensioni di territorio.
Se non invertiremo tagliando rapidamente e in modo drastico le emissioni, purtroppo eventi tragici come questi, e anche peggiori, diventeranno sempre più una nuova normalità, conclude Barbabella.
QUI il report completo.
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Fonte: I4C
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