La siccità prolungata e le temperature record hanno un impatto critico sul Mediterraneo, dove, a inverno quasi ultimato, la situazione è già preoccupante
Eventi di siccità gravi e prolungati hanno colpito l’Europa per più di due anni e l’Africa settentrionale per sei anni, causando carenze idriche e ostacolando la crescita della vegetazione. Ciò, ed è quasi scontato, a discapito della naturale successione delle stagioni: è quasi come se l’inverno non fosse mai arrivato.
Soltanto dal 1° al 20 gennaio la regione mediterranea ha vissuto condizioni critiche di siccità, che hanno colpito in particolare l’Italia meridionale, la Spagna meridionale e Malta. La situazione è stata ancora più grave e prolungata in Marocco, Algeria e Tunisia.
A dirlo è il GDO, l’Osservatorio Globale sulla Siccità che opera in seno al Joint Research Center della Commissione Europea, i cui dati sono peraltro confermati da analisi indipendenti basate sui dati raccolti da Copernicus.
Secondo il rapporto Drought in the Mediterranean – January 2024 del Commission’s Joint Research Centre (JRC) le temperature prolungate e superiori alla media, periodi caldi e scarse precipitazioni hanno portato a gravi condizioni di siccità nella regione del Mediterraneo, colpendo numerose aree dell’Italia meridionale, della Spagna meridionale, Malta, Marocco, Algeria e Tunisia.
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Nel bel mezzo dell’inverno, la siccità in corso sta già avendo impatti critici, tanto che si prevede un primavera più calda nell’Italia meridionale, in Grecia, nelle isole del Mediterraneo e nell’Africa settentrionale. E, naturalmente, la gravità della siccità non farà altro che aumentare le preoccupazioni circa il suo impatto sull’agricoltura, sugli ecosistemi, sulla disponibilità di acqua potabile e sulla produzione di energia. E non solo:
- in alcune regioni costiere della Spagna si fa concreto il pericolo di incendi da moderato a elevato
- il JRC segnala impatti sulle risorse idriche nelle regioni costiere della penisola iberica, nelle isole del Mediterraneo e nell’Africa settentrionale (sappiamo infatti che restrizioni sull’uso dell’acqua sono state annunciate o sono già implementate in Sicilia, in Spagna, in Portogallo e in Marocco)
- l’equivalente idrico della neve (ovvero la quantità di acqua contenuta nel manto nevoso) in Italia a fine gennaio 2024 è molto al di sotto della media storica, e addirittura inferiore a quella dell’inverno 2022-2023. Ciò porterà a un contributo fortemente ridotto dello scioglimento della neve ai flussi fluviali nella regione perialpina durante la primavera e l’inizio dell’estate 2024
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