Al via la prima storica causa per racket climatico contro le lobby fossili

Che frode climatica sia: alcuni Comuni portoricani mirano a far riconoscere l’industria petrolifera direttamente responsabile dei danni causati dai catastrofici uragani del 2017

La stessa legislazione utilizzata per abbattere boss della mafia, bande di criminali, dirigenti corrotti e truffatori internazionali deve essere testata contro le compagnie petrolifere e del carbone per aver cospirato e ingannato sulla crisi climatica.

Così, con una mossa certamente ambiziosa, si cercherà di ritenere l’industria dei combustibili fossili responsabile di “decenni di inganno” in una causa intentata dalle comunità di Puerto Rico devastate dall’uragano Maria del 2017. Al via, quindi, la prima azione legale collettiva legata al clima negli Stati Uniti intentata contro l’industria dei combustibili fossili con accuse federali di racket.

Una causa, insomma, in cui si sosterrà che gli imputati si sono mossi su più fronti per promuovere nient’altro che la negazione della crisi climatica e frodare i consumatori nascondendo le conseguenze sul clima dei prodotti a base di combustibili fossili al fine di gonfiare i profitti.

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Puerto Rico è uno dei luoghi più colpiti dai cambiamenti climatici nel mondo. È posizionato in modo così precario che viene costantemente colpito tutti i fronti da uragani, mareggiate, ondate di calore, sbiancamento dei coralli, ha affermato Melissa Sims, consulente senior dello studio legale dei querelanti Milberg.

Motivo per cui, in questo primo caso storico, si sosterrà che le compagnie petrolifere e del carbone internazionali, le loro associazioni di categoria e una rete di thinktank pagati, scienziati e altri operatori avrebbero cospirato per ingannare il pubblico – in particolare i residenti di Puerto Rico – sul legame diretto tra i loro prodotti che emettono gas serra e il cambiamento climatico.

Le compagnie hanno insomma provocato una moltitudine di danni causati da disastri climatici che erano stati previsti – ma nascosti – dagli imputati al fine di massimizzare i profitti.

I querelanti sono 16 Comuni di Puerto Rico – paesi e città che sono stati duramente colpiti da due potenti uragani nel settembre 2017, Irma e Maria – che hanno provocato migliaia di morti, carestie, danni diffusi alle infrastrutture e il più lungo blackout nella storia degli Stati Uniti.

Secondo la causa – intentata presso il tribunale distrettuale federale statunitense di Puerto Rico – le prove del complotto risalgono al 1989 quando gli imputati, tra cui ExxonMobil, Shell, BP e Rio Tinto, individualmente e attraverso un’associazione di categoria, formarono la Global Climate Coalition (GCC) come “società senza scopo di lucro per influenzare, pubblicizzare e promuovere gli interessi dell’industria dei combustibili fossili fornendo informazioni false ai propri consumatori e al pubblico in generale”.

Loro, sostengono i cittadini portoricani, cospiravano per uno scopo comune – ingannare i consumatori e seminare confusione per mantenere alte e redditizie le vendite di combustibili fossili – e che il CCG fosse una macchina di propaganda creata appositamente per opporsi al protocollo di Kyoto, il primo grande sforzo internazionale per combattere il cambiamento climatico. Per fare ciò, nel 1998 è stato ideato un piano d’azione scritto per fuorviare i consumatori convincendoli che il “riscaldamento globale” non si stava verificando e, semmai accadesse, non c’era consenso scientifico sul fatto che la colpa fosse dei combustibili fossili.

In altre parole, il piano d’azione era presumibilmente un piano di negazione del cambiamento climatico eseguito attraverso una rete di denaro oscuro investito in thinktank, istituti di ricerca, gruppi commerciali e società di pubbliche relazioni, e ha fornito una tabella di marcia per un’impresa aperta che è ancora implementata oggi.

I disastri a Porto Rico e non solo

Negli ultimi due decenni, Porto Rico – insieme ad Haiti e Myanmar – è stato tra i tre territori più colpiti da condizioni meteorologiche estreme come tempeste, inondazioni, ondate di caldo e siccità, secondo il Germanwatch Climate Risk Index, che stanno diventando più intense a causa di riscaldamento globale di origine umana guidato dai gas serra. A settembre, l’uragano Ian ha lasciato gran parte dell’isola senza elettricità e acqua, oltre a danneggiare infrastrutture essenziali come strade e ponti.

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I danni derivanti dalle tempeste del 2017 – e la probabilità di peggiori disastri climatici che colpiranno l’isola in futuro – si riducono agli atti e alle omissioni degli imputati, poiché le compagnie petrolifere e del carbone, insieme ai loro co-avventurieri in tutto il mondo, sono collettivamente responsabile di almeno il 40,01% dei gas serra, si sostiene la causa.

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Fonte: The Guardian

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