Sabato scorso, alla vigilia del G20 di Hangzou, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il suo omologo cinese Xi Jinping hanno annunciato la ratifica formale dell'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Una decisione che ha dello storico, dato che coinvolge i due più grandi emettitori di gas serra del Pianeta, e che spiana la strada all'effettiva entrata in vigore del testo.
Sabato scorso, alla vigilia del G20 di Hangzou, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il suo omologo cinese Xi Jinping hanno annunciato la ratifica formale dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Una decisione che ha dello storico, dato che coinvolge i due più grandi emettitori di gas serra del Pianeta, e che spiana la strada all’effettiva entrata in vigore del testo.
Per anni, Cina e Stati Uniti – le due maggiori economie del Pianeta, che insieme sono responsabili del 38% delle emissioni a livello globale – hanno risposto con latitanze e reticenze a chi li esortava ad adoperarsi per contenere il riscaldamento globale entro determinati limiti. Di recente, però, qualcosa è cambiato: nel corso del suo secondo ed ultimo mandato presidenziale, Barack Obama ha più volte manifestato il desiderio di lasciare un’eredità green, promulgando misure a favore delle energie pulite e imponendo tagli alle emissioni, e la stessa Cina, pur rifiutando impegni formali, ha espresso in diverse occasioni la volontà di puntare su uno sviluppo economico più sostenibile.
Dalle parole e dagli auspici ai fatti, dunque, con la ratifica formale dell’accordo raggiunto lo scorso dicembre in occasione della Cop21: una svolta che, avendo come protagonisti i due attori più potenti del palcoscenico mondiale, rende le speranze di un’azione globale sul clima concrete come non mai. Anche se la strada da percorrere è ancora lunga.
LEGGI anche: Clima: la Terra si sta riscaldando a un ritmo mai registrato negli ultimi 1000 anni
“Così come credo che l’accordo di Parigi si rivelerà, alla fine, un punto di svolta per il nostro Pianeta, credo anche che la storia giudicherà lo sforzo compiuto oggi come fondamentale.” – ha dichiarato il Presidente degli Stati Uniti in presenza del Presidente cinese Xi Jinping e del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon – “Dove ci sono una volontà e una visione e dove paesi come la Cina e gli Stati Uniti sono pronti a mostrare leadership e a dare l’esempio, è possibile creare un mondo più sicuro, più prospero e più libero rispetto a quello che abbiamo ereditato.”
LEGGI anche: Cop21: ratificato l’accordo di Parigi, momento storico. Ma l’Italia è lontana dagli obiettivi globali
L’accordo di Parigi – che pone come obiettivo il contenimento dell’aumento della temperatura globale al di sotto di 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali e lo sforzo affinché non super gli 1,5 gradi – entrerà in vigore solo dopo essere stato ratificato ufficialmente da parte di 55 Paesi, che contribuiscano per almeno il 55% alle emissioni globali. Se, come si spera, ciò accadrà entro quest’anno, i 180 Governi che lo hanno firmato sarebbero obbligati a soddisfare le promesse di taglio delle emissioni fatte lo scorso dicembre.
Basti pensare ad esempio che, in occasione della Cop21, l’Unione Europea si era impegnata a ridurre le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, mentre gli Stati Uniti avevano promesso un taglio del 28% entro il 2025, rispetto ai livelli del 2005.
LEGGI anche: Cop21: chi salverà il clima? Pro e contro dell’accordo di Parigi
Le reazioni all’annuncio di Obama e Xi non si sono fatte attendere: dalle Nazioni Unite alle organizzazioni in difesa dell’ambiente, tutti hanno sottolineato il valore (non soltanto simbolico) del passo avanti compiuto da Stati Uniti e Cina a sostegno dell’accordo di Parigi.
“Questo annuncio è estremamente importante.” – ha commentato Erik Solheim, responsabile ONU per l’Ambiente – “La leadership di Cina e Stati Uniti è fondamentale per portare avanti l’accordo di Parigi e conferisce uno slancio supplementare allo sforzo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi. Ponendo il benessere del nostro Pianeta in cima all’ordine del giorno, le due più grandi economie del mondo ci indicano che il nostro futuro economico deve essere green e a basse emissioni di carbonio.”
“Si tratta di un segnale molto forte per tutto il Pianeta.” – gli ha fatto eco Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia – “Gli impegni presi nel dicembre 2015 a Parigi si stanno trasformando da semplici accordi ad azioni concrete, e l’entrata in vigore del trattato è ora molto più vicina. L’annuncio odierno non deve però essere visto come un punto di arrivo: l’accordo di Parigi deve infatti rappresentare un punto di partenza per i prossimi negoziati mondiali sul clima, non il raggiungimento di un obiettivo.”
“La ratifica di USA e Cina rende ancor più assordante il silenzio della Unione Europea” – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – “L’Europa deve recuperare un ruolo nella decarbonizzazione, pena l’irrilevanza. E deve rendere possibile l’entrata in vigore dell’accordo entro l’anno, con maggiori speranze di riuscire a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.”
Prima dell’annuncio di Stati Uniti e Cina, l’accordo di Parigi era stato ratificato da appena 24 Paesi, che rappresentavano poco più dell’1% delle emissioni globali di gas serra. L’auspicio è che ora altre realtà, a partire da Italia e Unione europea, seguano l’esempio di Obama e Xi, magari già in occasione dell’evento speciale delle Nazioni Unite previsto per il prossimo 21 settembre a New York. Un evento che ha l’obiettivo dichiarato di riportare l’attenzione proprio sull’accordo di Parigi, affinché non resti lettera morta.
Lisa Vagnozzi