Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Potrebbe essere questo il commento all'annuncio dato dal ministro per l’Energia e il Cambiamento ClimaticoChris Huhne, nel corso di un question-time al Parlamento inglese: tagliare del 50% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2025, cioé tra poco meno di 15 anni. Un obiettivo senza dubbio ambizioso, anche considerando che il target di riferimento non è l'anno corrente ma il 1990. Ambientalisti e stampa progressista, com'era prevedibile, hanno accolto a braccia aperte la notizia, ma c'è chi si chiede se il governo di David Cameron, come promesso da lui stesso al momento dell'insediamento, sarà davvero the greenest government ever.
Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Potrebbe essere questo il commento all’annuncio dato dal ministro per l’Energia e il Cambiamento ClimaticoChris Huhne, nel corso di un question-time al Parlamento inglese: tagliare del 50% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2025, cioè tra poco meno di 15 anni. Un obiettivo senza dubbio ambizioso, anche considerando che il target di riferimento non è l’anno corrente ma il 1990. Ambientalisti e stampa progressista, com’era prevedibile, hanno accolto a braccia aperte la notizia, ma c’è chi si chiede se il governo di David Cameron, come promesso da lui stesso al momento dell’insediamento, sarà davvero the greenest government ever.
Dimezzare le emissioni di CO2 & Co, infatti, è ancora niente se paragonato agli step successivi previsti dal governo britannico: -60% entro il 2030 e –80% entro il 2050! Ovvio, le tecnologie nel frattempo saranno di gran lunga migliorate, e in ogni caso non sarà Cameron a dover rendere conto dei risultati, ma quali basi rendono allora credibile un simile programma? Innanzitutto il Committee on Climate Change, organismo tecnico ed indipendente a cui dal 2008 è affidata la pianificazione della strategia per contrastare icambiamenti climatici. Il suo IVCarbon Budget fa riferimento al quinquennio 2023-2027 e prevede, tra le altre cose, un incremento delle rinnovabili, che andranno a coprire il 30% del fabbisogno energetico nazionale (ad oggi siamo intorno al 3%). Il 40%, invece, dovrebbe essere fornito dall’energia nucleare, non proprio rispettosa dell’ambiente, ma perlomeno ininfluente dal punto di vista delle emissioni di gas serra.
Altra questione sono le dichiarazioni di Cameron, comunque incoraggianti, poiché sottolineano punti importanti come la creazione di nuovi posti di lavoro grazie ai green jobs e la considerazione per l’obiettivo 20-20-20 dell’UE. A questo proposito, proprio ieri, 170 attivisti di Greenpeace si sono incatenati di fronte alle porte di un edificio di Bruxelles che ospitava l’European Business Summit. Ostacolando l’accesso alle aziende che si oppongono al rialzo degli obiettivi di riduzione delle emissioni (Microsoft, BP, Volkswagen, ecc), e lasciando via libera a chi – come Google, Unilever, Danone, Phillips, ecc – ha fatto invece della lotta al cambiamento climatico la propria bandiera, gli attivisti hanno voluto attirare l’attenzione sul tema, chiedendo un taglio del -30%, subito! La palla, ora, torna nelle mani di Cameron, e bisogna solo sperare che qualcuno accetti la sfida.