Firmato il protocollo Aria Pulita, il primo impegno collettivo contro l’inquinamento.
È stato sottoscritto oggi il Protocollo Aria Pulita, lo strumento di azione con cui Governo, ministeri, regioni e provincie autonome si impegnano a mettere in atto misure riguardanti i tre settori maggiormente responsabili dell’inquinamento: i trasporti, l’agricoltura e il riscaldamento domestico a biomassa.
Il documento ha a sua volta inaugurato la Clean Air Dialogue, la due giorni di confronto, in corso a Torino, tra l’Italia e la Commissione europea sulle politiche e sugli approcci messi in campo per ridurre le emissioni di inquinanti.
Si tratta di un evento assolutamente necessario alla luce delle due procedure di infrazione sulla qualità dell’aria che gravano sul nostro Paese: la 2015/2043 e la 2014/2147, relative al superamento dei livelli di biossido di azoto (NO2) e particolato (PM10) in alcune regioni italiane.
“Ogni giorno muoiono prematuramente 219 persone a causa dello smog, come dice l’Oms: 80 mila circa morti all’anno. Numeri che dobbiamo azzerare”, commenta il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
Il Protocollo Aria Pulita
Sottoscritto dalla Presidenza del Consiglio, sei Ministeri, regioni e province autonome, il Protocollo si basa sulla estrema necessità di “agire subito”, dal momento che l’inquinamento atmosferico provocato dai trasporti, dall’agricoltura e dal riscaldamento domestico è tra i fattori maggiormente responsabili del progressivo peggioramento della qualità della vita nelle nostre città.
La Commissione europea ha avviato due procedure di infrazione nei riguardi dell’Italia per la non corretta applicazione della direttiva 2008/50/CE, per i superamenti continui e di lungo periodo dei valori limite del materiale particolato PM10 e del biossido di azoto (NO2).
È proprio per questo che le misure del Protocollo riguardano proprio quei tre settori e presso la Presidenza del Consiglio dei ministri verrà istituita l’Unità di coordinamento del Piano d’azione per il miglioramento della qualità dell’aria che è tenuta a individuare, entro 6 mesi dal proprio insediamento, ulteriori misure eventualmente adottabili a livello nazionale e a livello locale in materia di contrasto all’inquinamento atmosferico e per il miglioramento della qualità dell’aria.
Il Piano d’azione ha una durata di due anni e si articola in 5 ambiti di intervento: uno trasversale e quattro tematici e per ogni ambito di intervento sono individuate specifiche azioni operative. Le misure trasversali vanno dalla razionalizzazione dei sussidi ambientalmente dannosi all’istituzione di un Fondo per il finanziamento del Programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico, fino a 400milioni di euro all’anno.
- Agricoltura: in ambito agricolo sono previsti interventi per l’abbattimento delle emissioni di ammoniaca e limitazioni all’abbruciamento dei residui vegetali.
- Mobilità: si introducono criteri ambientali nella disciplina della circolazione in ambito extraurbano, limitatamente ai tratti autostradali adiacenti ai centri urbani, con particolare riferimento alla riduzione dei limiti di velocità. Sono previste anche misure per il controllo delle aree a traffico limitato, linee guida per la classificazione dei veicoli elettrici ibridi per orientare gli incentivi verso le tecnologie elettriche ibride a minor impatto ambientale. Si prevede la possibilità di autorizzare nelle città la sperimentazione della circolazione su strada di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica, quali segway, hoverboard e monopattini. Infine, si disincentiva l’utilizzo di veicoli ad alte emissioni inquinanti e incentivata la mobilità attiva, soprattutto nei percorsi casa scuola e casa-lavoro.
- Riscaldamento: quanto al riscaldamento civile, sono previste misure di riduzione delle emissioni inquinanti derivanti dalle stufe a biomassa e dagli impianti termici alimentati a biomassa, limitazioni all’uso degli impianti di riscaldamento alimentati a gasolio e la qualificazione degli installatori di impianti alimentati a fonti rinnovabili.
Infine, il piano ribadisce la necessità dell’uscita dal carbone, prevista dall’Italia nel 2025, con un’accelerazione per le centrali termoelettriche che ricadono nelle aree oggetto delle procedure di infrazione, attraverso la loro chiusura o la loro trasformazione.
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Germana Carillo