Cambia il clima, cambiano gli oceani e le correnti oceaniche. Secondo un nuovo studio, lo scambio di acqua tra il Nord e il Sud Atlantico è diventato significativamente più grande negli ultimi 59 milioni di anni fa. Ma non solo. La circolazione oceanica nel Nord Atlantico è al minimo storico degli ultimi 1.500 anni, livelli che in passato hanno innescato una mini era glaciale
Cambia il clima, cambiano gli oceani e le correnti oceaniche. Secondo un nuovo studio, lo scambio di acqua tra il Nord e il Sud Atlantico è diventato significativamente più grande negli ultimi 59 milioni di anni fa. Ma non solo. La circolazione oceanica nel Nord Atlantico è al minimo storico degli ultimi 1.500 anni, livelli che in passato hanno innescato una mini era glaciale.
Due diversi studi hanno esaminato lo “stato di salute” della circolazione oceanica dell’Atlantico. Il primo, condotto dagli scienziati dell’Università di Oxford, ha confrontato campioni di sedimenti di acque profonde provenienti da entrambe le regioni dell’Atlantico, rivelando che la circolazione più vigorosa e l’aumento della CO2 atmosferica hanno portato a un punto di svolta climatico.
I ricercatori hanno esaminato gli isotopi al neodimio (Nd), usati come traccianti di masse d’acqua e della loro miscelazione. Le acque superficiali acquisiscono una firma dell’isotopo Nd dalle masse terrestri circostanti attraverso fiumi e polvere soffiata dal vento.
Quando le acque superficiali vanno a fondo, portano con sé questa loro specifica firma. Di conseguenza, quando una massa di acque profonde fluisce attraverso l’oceano e si mescola con altre, la sua firma dell’isotopo Nd viene incorporata nei sedimenti. Essi possono essere considerati dei preziosi archivi della circolazione oceanica e dei climi del passato.
La storia rivelata dallo studio ha inizio alla fine del periodo Cretaceo (terminato 66 milioni di anni fa). Il clima si era raffreddato per decine di milioni di anni dopo un periodo molto caldo, circa 90 milioni di anni fa.
Qui l’amara scoperta. Nonostante il raffreddamento a lungo termine, le temperature e il livello del mare alla fine del periodo Cretaceo erano superiori rispetto a quelli attuali.
Il dott. Sietske Batenburg, autore della ricerca, ha spiegato:
“Il nostro studio è il primo a stabilire come e quando si sia formato un collegamento in acque profonde. 59 milioni di anni fa, l’Oceano Atlantico divenne veramente parte della circolazione globale termoalina, il flusso che collega quattro dei cinque oceani principali”.
L’Oceano Atlantico era ancora giovane e i bacini del Nord e del Sud Atlantico erano meno profondi e più stretti di oggi. La porta equatoriale tra il Sud America e l’Africa consentiva solo una connessione minima con l’acqua superficiale nel tardo Cretaceo. Il vulcanismo attivo formava montagne sottomarine e altipiani che bloccavano la circolazione dell’acqua profonda.
Ma mentre l’Oceano Atlantico continuava ad aprirsi, la crosta oceanica si raffreddava e si abbassava. I bacini diventarono più profondi e più larghi, e gli altopiani sottomarini e le creste affondarono insieme alla crosta.
Ad un certo punto, l’acqua profonda proveniente dall’Oceano Antartico fu in grado di fluire verso nord attraverso il Walvis Ridge riempiendo le parti più profonde dei bacini atlantici.
Da 59 milioni di anni, le firme dell’isotopo Nd dell’Atlantico settentrionale e meridionale sono notevolmente simili. Ciò significa che una massa di acque profonde, probabilmente originaria del sud, si è sempre fatta strada attraverso l’Oceano Atlantico riempiendo il bacino da profondità estreme a intermedie.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications.
In che modo questo può influenzare il clima attuale?
A far paura è stato un dato: i cambiamenti climatici legati all’attività umana superano di gran lunga il tasso di riscaldamento di milioni di anni fa. Per questo, studiare la circolazione oceanica del passato può fornire indizi su come essa potrebbe svilupparsi in futuro e su come il calore sarà distribuito sul pianeta dalle correnti oceaniche.
In arrivo una nuova era glaciale?
Il secondo studio, condotto da Christelle Not e Benoit Thibodeau del Dipartimento di Scienze della Terra e dello Swire Institute of Marine Science dell’Università di Hong Kong, ha evidenziato un drammatico indebolimento della circolazione durante il XX secolo.
L’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) è il ramo della circolazione dell’Atlantico settentrionale che porta acque superficiali calde verso l’Artico e acque fredde e profonde verso l’equatore. Questo trasferimento di calore ed energia non ha solo un’influenza diretta sul clima sull’Europa e sul Nord America, ma anche sul sistema monsonico africano e asiatico, sulla temperatura superficiale del mare, sul ciclo idrologico e la circolazione atmosferica. Molti modelli climatici hanno previsto un indebolimento, o addirittura un collasso di questo ramo della circolazione a causa del riscaldamento globale, in parte dovuto al rilascio di acqua dolce dalla calotta glaciale della Groenlandia.
Secondo gli scienziati, infatti, si tratta di una diretta conseguenza del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacci della Groenlandia. Ciò ha delle importanti conseguenze per il clima nel prossimo futuro, poiché una circolazione più lenta nell’Atlantico settentrionale può produrre profondi cambiamenti sia sul clima nordamericano che su quello europeo, ma anche sulle precipitazioni monsoniche estive africane e asiatiche.
I risultati sono stati pubblicati su Geophysical Research Letters.
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Francesca Mancuso