Tra poco i giudici potranno condannare a morte i grandi inquinatori in Cina. La popolazione è divisa.
Pena di morte per i grandi inquinatori. Succederà a breve in Cina, dove una recente interpretazione giuridica sulle leggi anti inquinamento ha aperto alla possibilità di applicare la pena capitale anche a chi si macchia di reati contro l’ambiente particolarmente gravi.
Lo riporta Reuters citando Xinhua News, aggiungendo che la decisione di comminare la pena di morte ai grandi inquinatori potrebbe essere stata causata dalle sempre crescenti proteste dei cittadini per i sempre più gravi casi di inquinamento. La Cina, d’altronde, è contemporaneamente uno dei paesi più inquinati al mondo e uno di quelli che maggiormente fanno ricorso alle esecuzioni per punire i reati gravi.
Secondo la nuova interpretazione, quindi “Nei casi più seri la pena di morte può essere comminata. Con criteri di incriminazione e giudizio più precisi l’interpretazione giuridica offre una potente arma per rinforzare la legge, che si ritiene possa facilitare il lavoro dei giudici e inasprire le punizioni per gli inquinatori“.
La notizia segue di non molto l’ammissione, da parte del Governo cinese, dell’esistenza dei cosiddetti “villaggi del cancro“: aree protette e controllate dove le autorità inviano i malati terminali di molti dei tumori causati dall’inquinamento.
L’ammissione dell’esistenza di questi “campi di malattia” ha inasprito ancor di più le proteste dei cinesi nei confronti dell’industria pesante e chimica, quelle più inquinanti che fino a pochi anni fa erano viste come una panacea per il lavoro che portano.
Migliaia di persone, ad esempio, hanno protestato il mese scorso contro il progetto di una raggineria nella città sud orientale di Kunming. Allo stesso tempo, però, le associazioni di difesa dei diritti umani protestano perché la Cina, secondo i loro calcoli, condanna a morte migliaia di persone l’anno. Più di tutti gli altri paesi del mondo messi insieme.
Peppe Croce