Il bilancio finale della quinta edizione della campagna di Legambiente, Carovana dei ghiacciai, traccia un quadro desolante: l’Italia, come il resto dell’Europa, rischia di rimanere senza ghiacciai
L’Italia e l’Europa rischiano di rimanere senza ghiacciai: dalla Francia all’Italia passando per la Slovenia, i giganti (ex) bianchi,
nonostante le nevicate tardive, sono in sofferenza e alcuni sono già estinti.
Parla chiaro, purtroppo, l’esito finale di Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano (CGI), che ha toccato 7 tappe e osservato 12 ghiacciai: dal ghiacciaio di Flua estinto, sul Monte Rosa, a quelli delle Alpi Giulie come il Canin in Friuli e il Triglav in Slovenia ridotti a cumuli di neve. Dal ghiacciaio della Mer De Glace sul Monte Bianco, il tetto d’Europa, che in oltre 100 anni ha perso 300 metri di spessore alla Marmolada destinata a scomparire entro il 2040 insieme ai ghiacciai sotto i 3500 metri.
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Al loro posto un mare di rocce, detriti e nuovi ecosistemi. Impressiona la velocità del ritiro del ghiacciaio di Fellaria che ha portato dopo il 2003 alla nascita di un grande lago proglaciale grande quanto 30 campi da calcio.
L’Italia e l’Europa rischiano di rimanere senza ghiacciai
Entro il 2100, secondo alcuni studi scientifici, con un riscaldamento globale di 2,7°C, l’Europa centrale rischia di perdere il 100% della copertura glaciale. Il primo grido d’allarme arriva proprio dai ghiacciai dell’arco alpino: dalla Francia all’Italia passando per la Slovenia i giganti bianchi fondono a ritmi impressionanti, con un’accelerata che si intensificata soprattutto dagli anni 2000.
Dal ghiacciaio della Mer Del Glace sul Monte Bianco, il tetto d’Europa e il re delle Alpi, che in 174 anni ha perso 300 metri di spessore all’altezza della stazione Montenvers, al ghiacciaio di Flua, sul Monte Rosa, estinto dal 2017. Nell’800 era grande quanto 112 campi di calcio, oggi è solo un mare di rocce e detriti. Anche i ghiacciai limitrofi al Flua, non se la passano bene. Dagli anni ‘8o il ghiacciaio delle Piode e il Sesia-Vigna (ramo orientale) sono arretrati di oltre 600 metri lineari, con una risalita della quota minima frontale di oltre 100 metri.
In sofferenza anche i ghiacciai della Valpelline, in Valle D’Aosta, che arretrano sempre di più. In particolare, preoccupa l’accelerazione che si è registrata dagli anni 2000, con il ghiacciaio delle Grand Murrailes che ha perso 1,3 km di lunghezza dal 2005 e la sua fronte oggi si trova a circa 2900 metri sul livello del mare, 500 metri più in alto. Analogamente, il ghiacciaio di Tza de Tzan ha perso 1,2 km di lunghezza dal 2002 e la sua fronte è “risalita” di ben 400 metri, attestandosi alla stessa quota del ghiacciaio delle Grand Murrailes.
Impressiona la velocità del ritiro del ghiacciaio di Fellaria, il terzo ghiacciaio lombardo per estensione ha perso il 46% della sua superficie dal 1850 ad oggi che ha portato alla creazione di un grande lago proglaciale, iniziato a formarsi dopo il 2003, e che ha raggiunto un’estensione di 222mila metri quadri (pari a 30 campi da calcio).
E poi ci sono i ghiacciai sotto i 3500 metri in coma irreversibile come il ghiacciaio della Marmolada che registra picchi di perdita di spessore a breve termine di 7 cm al giorno. Se 136 anni fa si estendeva per circa 500 ettari, ed era grande come 700 campi da calcio, dal 1888 ha registrato una perdita areale superiore all’80% e una perdita volumetrica superiore al 94%. La Marmolada, insieme al ghiacciaio dell’Adamello e dei Forni e ai ghiacciai sotto i 3500 metri, è destinato a scomparire entro il 2040.
Per arrivare ai ghiacciai morenti delle Alpi Giulie: i Ghiacciai del Canin (Friuli Venezia Giulia) e del Triglav (Slovenia) ridotti a residui sparsi di neve e ghiaccio.
Una buona notizia: dal Ghiacciaio del Montasio che resiste, poiché nell’inverno 2023-2024 ha accumulato 8 metri di neve. In Lombardia, il ghiacciaio dei Forni dalla seconda settimana di luglio a inizio agosto, con l’arrivo dell’anticiclone africano, è stato in fusione giorno e notte con un elevato tasso di fusione che va dai 4 agli 8 cm al giorno di ghiaccio fuso a quota 2650 e 2600 m, con una perdita totale di spessore che nelle aree frontali si avvicina ai 2 metri.
Le minacce per montagne e ghiacciai
Crisi climatica, eventi meteo estremi, overtourism, rifiuti abbandonati, ma anche impianti dismessi sono tra le minacce principali per montagna e ghiacciai. In particolare preoccupa l’aumento degli eventi meteo estremi: ben 101 quelli registrati nelle regioni alpine da inizio anno a luglio 2024 dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente e che hanno lasciato ferite profonde, ad esempio, sul Monte Rosa, versante piemontese, e la Valpelline, in Valle D’Aosta, colpite a fine giugno da piogge intense.
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