Ci preoccupiamo dell’ambiente solo quando non abbiamo altri problemi economici (e non facciamo fatica a pagare le bollette)

Di tutela ambientale dovremmo occuparci e preoccuparci ogni giorno, ma in realtà ci interessiamo a questa tematica quasi esclusivamente in presenza di determinate condizioni socio-economiche, come svelato un interessante studio

La crisi climatica è la più grande sfida che l’umanità si trova ad affrontare al momento, eppure troppo spesso la questione passa in secondo piano e viene affrontata come un’emergenza temporanea quando invece si tratta di un problema strutturale. Ma in quali circostanze tendiamo a preoccuparci di più dell’ambiente e cosa ci spinge a farlo?

Per rispondere a queste domande Jonas Peisker, ricercatore che lavora per il programma IIASA Population and Just Societies (portato avanti dal Wittgenstein Center for Demography and Global Human Capital), ha condotto di recente uno studio che analizza i fattori che spingono i cittadini dei vari Paesi europei a interessarsi a questa tematica e di conseguenza ad attivarsi per adottare uno stile di vita e un modello di consumo più sostenibile.

“Questo lavoro consente un confronto, includendo anche fattori che differiscono principalmente tra le regioni europee, come le disuguaglianze, il livello di reddito o le caratteristiche geografiche” spiega l’autore.

Per individuare i fattori che portano a preoccuparsi per l’ambiente, Peisker ha adottato il metodo del Bayesian Model Averaging, basandosi su 25 sondaggi Eurobarometro condotti tra il 2009 e il 2019, combinando i risultati con parametri relativi all’economia, alla popolazione, alla geografia e agli eventi meteorologici.

Nell’Europa settentrionale e occidentale, i livelli di preoccupazione sono aumentati fino alla crisi finanziaria del 2008, per poi crollare all’indomani e ci sono voluti circa dieci anni per tornare ai valori pre-crisi. – si legge nello studio apparso su Global Environmental Change – Dal 2011, i cambiamenti climatici e le questioni ambientali sono sempre più prioritari in tutte le regioni europee, in particolare nel Nord-Ovest, mentre nel Sud-Est i livelli rimangono relativamente bassi.

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@Global Environmental Change

In quali contesti siamo più attenti alla tutela ambientale

Dall’indagine effettuata da Peisker è emerso che la gente si preoccupa di più per l’ambiente in quei contesti economici favorevoli, ovvero quando nel caso in cui si abbia reddito relativamente alto o in presenza di un basso livello di inflazione. Al contrario, le fasce di popolazione con difficoltà economiche, tendono a interessarsi meno alla questione.

Gli individui con poche risorse economiche mostrano una minore probabilità di essere preoccupati, come indicato dagli effetti negativi legati all’essere disoccupati, all’appartenere alla classe operaia e a far fatica a pagare le bollette. – si legge nello studio – Anche l’aumento dei prezzi dei consumi domestici, in particolare dell’energia, risulta essere dannoso per le preoccupazioni ambientali.

Nelle aree europee a basso e medio reddito, il PIL rappresenta è uno dei maggiori fattori di preoccupazione.

I risultati dell’analisi mostrano che distribuzione più equa della ricchezza ha un impatto positivo sulla definizione delle priorità delle questioni ambientali, suggerendo che la coesione sociale è vantaggiosa per adottare strategie di tutela della natura e del clima. Inoltre, Peisker ha scoperto che in quei luoghi che hanno industrie ad alta intensità di gas serra avevano l’interesse nei confronti dell’ambiente era più basso fra i cittadini.

Ciò potrebbe essere correlato alle preoccupazioni circa i potenziali effetti delle politiche green sulla competitività economica nella transizione dalla tecnologia fossile a quella pulita e rinnovabile. Anche se i fattori ambientali, come avere una costa bassa, influenzano anche la preoccupazione ambientale, nel complesso, è proprio il contesto socioeconomico ad essersi rivelato il più cruciale.

I risultati dello studio sottolineano che la coesione sociale e una giusta transizione verso la carbon neutrality sono fondamentali per il sostegno dal basso alla politica ambientale – conclude Peisker. – È probabile che la politica climatica e la protezione ambientale siano impopolari se aumentano la disuguaglianza di reddito e ricchezza, l’inflazione e la disoccupazione. Pertanto, un modo per sostenere l’azione per il clima potrebbe essere quello di enfatizzare i benefici collaterali della politica ambientale, ad esempio gli effetti positivi sull’occupazione legate alla transizione verso le fonti di energia rinnovabile.

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Fonte: Global Environmental Change

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